

Sarebbe interessante sapere i nomi degli antifascisti che hanno votato Ignazio Benito Maria. Dopo mesi di allarmi per l’arrivo dei “neri” si scopre che tra le file dei partiti antifascisti cosiddetti ci sono venti camerati in incognito che hanno eletto come presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa.
Poiché abbiamo una concezione alta della politica, ma non slegata dalla realtà, lo sappiamo benissimo che essa è anche potere, cioè gestione di cariche, incarichi, “cadreghe”, come si dice in milanese. Quindi, a differenza di quanti già oggi sui quotidiani si stracceranno le vesti per “il mercato delle vacche” e il “mercimonio delle poltrone”, noi faremo un favore a noi stessi evitando di renderci ridicoli e scandalizzarci per quanto accaduto ieri a Palazzo Madama dove La Russa è stato votato grazie a 16 senatori dell’opposizione, nonostante il boicottaggio di Forza Italia.
(Come a dire: nessuno è innocente. E poi qualche indizio sull’identità dei 16 ce lo darà la composizione delle commissioni).
Per quel che riguarda la cronaca, giusta la sintesi di Aldo Cazzullo: «Vittoria politica di Giorgia Meloni; sconfitta per Berlusconi, che ha pure mandato a quel paese in diretta tv il nuovo presidente del Senato; partenza in salita per il centrodestra. Che ora un accordo per il governo lo dovrà pur trovare».
E qui arriviamo al dunque, perché un’elezione così anomala segnala che esiste nel centrodestra un problema politico. Che questo “problema” si incarni in Licia Ronzulli fa riflettere sulla parabola di un’esperienza iniziata con la promessa della rivoluzione liberale e avviata verso il tramonto per le aspirazioni di carriera di una e una sola persona.
La politica è «sangue e merda» (Formica) e grandi ideali. Visto che sul primo aspetto ci pare abbiano già dato, è il caso che gli eletti del centrodestra si concentrino sul secondo. C’è un Paese pieno di guai da governare.
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