Erdogan, il nemico intoccabile

Di Leone Grotti
01 Giugno 2025
Il Sultano non piace a nessuno, ma serve a tutti, da Israele agli Usa, dalla Russia all'Ue. Ecco perché nessuno osa criticare la persecuzione giudiziaria di Imamoglu e l'umiliazione delle aspirazioni democratiche del popolo turco
Protesta in Turchia a favore dell'ex sindaco di Istanbul e sfidante di Erdogan, Ekrem Imamoglu
Protesta in Turchia a favore dell'ex sindaco di Istanbul e sfidante di Erdogan, Ekrem Imamoglu (foto Ansa)

A Recep Tayyip Erdogan non è bastato far arrestare il suo principale sfidante alle prossime elezioni presidenziali del 2028, dopo avergli impedito di candidarsi, l’ex sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu. Dopo l’offensiva giudiziaria di marzo, che ha scatenato proteste di massa in tutto il paese, il presidente della Turchia ha promosso tre nuove ondate di arresti per eliminare chiunque abbia avuto a che fare con lui ed è arrivato fino a far cancellare la sua immagine e la sua voce dallo spazio pubblico e da internet.

Vietato mostrare il volto di Imamoglu

L’ultima clamorosa iniziativa risale a settimana scorsa, quando il procuratore capo di Istanbul ha proibito l’utilizzo di immagini video, fotografie e registrazioni audio di Imamoglu, in carcere con l’accusa di corruzione dal 23 marzo, su tutta la rete dei trasporti della città, comprendente metro, tram, autobus e traghetti.

Il 24 marzo la polizia aveva proibito di affiggere in città poster e striscioni raffiguranti il volto di Imamoglu. Ora sarà proibito anche solo far sentire la sua voce, dal momento che questo potrebbe «incoraggiare incontri e manifestazioni illegali».

«Colpo di stato digitale» di Erdogan

L’8 maggio l’account su X del leader dell’opposizione, seguito da oltre 10 milioni di persone, è stato bloccato su richiesta della procura di Istanbul. Il 24 aprile Imamoglu aveva condannato sul social media il suo arresto chiedendo ai turchi di «alzare la voce».

Secondo la procura, il messaggio poteva essere letto come «un incitamento a commettere crimini». I giudici hanno accolto la richiesta e ordinato la chiusura dell’account in Turchia.

Ozgur Ozel, presidente del partito di opposizione Chp, che ha presentato Imamoglu come candidato alle prossime elezioni presidenziali, ha definito la sentenza come «il pilastro digitale del colpo di stato» ordito da Erdogan. In precedenza, infatti, Ozel aveva definito l’arresto dell’ex sindaco di Istanbul «un colpo di stato contro il nostro prossimo presidente. L’attuale potere vuole prevenire il paese dal determinare la prossima guida».

Centinaia di arresti in Turchia

L’opposizione accusa Erdogan di essere alla radice dell’offensiva giudiziaria. Il presidente turco continua a sostenere di non c’entrare nulla, ribadendo l’indipendenza della magistratura ma la vera e propria caccia a Imamoglu e alla sua cerchia politica è impressionante e sospetta.

Dopo l’arresto dell’ex sindaco di Istanbul a marzo, in altre tre retate compiute il 26 aprile, il 20 maggio e il 23 maggio sono state arrestate almeno 263 persone, delle quali 229 sono finite in carcere in attesa non solo del processo, ma anche della formalizzazione dell’accusa.

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan
Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan (foto Ansa)

Le proteste “al buio” dei turchi

Decine di migliaia di turchi continuano a rispondere alla persecuzione giudiziaria di Imamoglu con proteste di massa. L’ultima, il 7 maggio, si è svolta davanti all’Università di Istanbul e il governo ha risposto spegnendo le luci della piazza e lasciando i manifestanti al buio.

La gente non si è lasciata spaventare e accendendo le torce degli smartphone ha dato vita a uno spettacolo imponente intonando cori e slogan contro Erdogan.

Perché Erdogan è intoccabile

Nonostante gli sforzi del popolo turco di resistere ai tentativi di Erdogan di manomettere la democrazia, risuona l’imbarazzato silenzio della comunità internazionale, specie dei paesi occidentali, di solito prodighi di parole e dichiarazioni di principio quando si tratta di difendere lo stato di diritto dovunque nel mondo.

Nessuno osa però criticare Erdogan, leader autoritario, ormai considerabile alla stregua di un dittatore a tutti gli effetti, ma indispensabile. Serve alla Russia di Vladimir Putin per avere un “amico” nella Nato, serve a Israele per tenere a bada i jihadisti di Mohammed al-Sharaa in Siria e indebolire i piani dei paesi sciiti nell’area, serve all’Unione Europea non solo perché è un importante partner dell’Alleanza Atlantica ma anche perché dispone di un esercito indispensabile a garantire la sicurezza del Vecchio Continente nel caso gli Stati Uniti si sfilino. E serve, infine, agli Usa di Donald Trump per stabilizzare il Medio Oriente insieme all’Arabia Saudita in chiave anti-iraniana.

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Erdogan, insomma, non piace a nessuno ma serve a tutti. Il Sultano ne è consapevole e dopo 20 anni al potere ne approfitta, con mosse arroganti e spudorate, trattando la Turchia come se fosse un feudo personale, tenendo in ostaggio la democrazia, per assicurarsi un futuro sempre più lungo alla guida del paese.

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