Tre cristiani copti sono stati pugnalati il 17 novembre, nel villaggio di Nassiriya in Egitto, da un musulmano solo perché erano seduti all’aperto davanti a casa. «I cristiani non hanno il diritto di uscire in strada», ha gridato loro prima di estrarre il coltello. L’uomo, già conosciuto dalle autorità per crimini legati alla droga e allo sfruttamento della prostituzione, è stato arrestato.
«NON CI SARÀ MAI UNO STATO ISLAMICO IN EGITTO»
L’ennesimo attacco alla comunità cristiana è stato denunciato ad Aed da monsignor Kyrillos William, vescovo copto cattolico di Assiut. Pur affermando che il clima per i cristiani in Egitto sta migliorando «grazie al presidente Al-Sisi», che ha anche liberalizzato in parte la costruzione di nuove chiese e il restauro di quelle danneggiate, il prelato denuncia soprattutto i frequenti rapimenti di ragazze cristiane: «I rapimenti sono sempre più frequenti soprattutto nelle zone dove le organizzazioni islamiche sono più forti».
Come denunciato da un musulmano convertito a World Watch Monitor, «gruppi di rapitori si riuniscono spesso nelle moschee e discutono delle vittime potenziali, controllando tutte le case dei cristiani». In questo modo, spiega ancora monsignor Kyrillos, «vogliono far passare il messaggio che sarebbe meglio per i cristiani abbandonare l’Egitto. Vorrebbero stabilire uno Stato islamico in Egitto ma il loro progetto non si realizzerà mai perché gli egiziani sono vicini gli uni agli altri. Cristiani e musulmani sono troppo uniti perché gli estremisti riescano a dividerli».