«È un attacco politico al modello lombardo»

Di Francesco Amicone
23 Aprile 2020
«È un attacco politico al modello lombardo». Chi contesta il sistema sanitario della Lombardia lo fa per un «pregiudizio». Mario Melazzini (Maugeri) difende la Regione e il ruolo dei privati

«Con tutto il rispetto, non penso che il dottor Roberto Saviano abbia una forte conoscenza in ambito di attività e programmazione sanitaria». L’ex presidente e direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, ex assessore della sanità pubblica lombarda, il medico e manager Mario Melazzini commenta pacatamente le critiche del giornalista anti-mafia che di recente aveva dichiarato: «La sanità lombarda ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare».

«Forse è anche il pregiudizio che porta a rilasciare dichiarazioni che non sono personalmente  condivisibili», concede Melazzini, che oggi è amministratore delegato degli Istituti clinici scientifici Maugeri, oltre che presidente della fondazione italiana di ricerca per la Sclerosi laterale amiotrofica. 

Agli strali contro Regione Lombardia di Saviano, in questi giorni se ne sono aggiunti altri dello stesso tenore a cui Melazzini, che fra l’altro è stato anche assessore lombardo alle attività produttive, università, ricerca e innovazione, oppone una risposta sobria: «Regione Lombardia ha dovuto far fronte, e l’ha fatto in maniera egregia, a qualcosa che non si era mai visto prima in ambito sanitario».

La federazione degli ordini dei medici lombardi (Fromceo) ha inviato il 30 marzo scorso all’assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera una lettera in cui biasimava Regione Lombardia per avere affrontato la pandemia da coronavirus solo in termini «intensivologici». Un giudizio corretto?
Con il senno di poi siamo tutti capaci di criticare e proporre soluzioni diverse. Nel momento in cui si è dovuta affrontare la fase più drammatica della pandemia – la più tremenda dal punto di vista della manifestazione clinica della patologia da Covid 19 – si sono dovute affrontare condizioni morbose, soprattutto già evolute, che necessitavano di un approccio “intensivo”, per questo la risposta si è concentrata sulla terapia intensiva con la messa a disposizione di molti posti letto in pochissimo tempo.

È stata una risposta adeguata al bisogno del momento?
Come uomo della sanità, uomo delle istituzioni che sono stato, ritengo che Regione Lombardia abbia reagito subito, in maniera precisa e corretta. Anch’io mi metto fra quelli che con il senno di poi dicono che forse sul territorio si poteva fare qualcosa di più e che la questione andasse affrontata nell’ambito della maggiore prevenzione e supporto al territorio prima di doverla fronteggiare come emergenza pandemica, prima ancora epidemica, con contingentamento e chiusura rapida delle zone a elevato contagio. Però bisogna ricordare che ci è venuto addosso uno tsunami. Non è facile, bisogna trovarsi sul campo, essere pronti a capire quale strumento usare in maniera molto rapida dal punto di vista della programmazione e della gestione, identificando soluzioni rapidamente applicabili.

Come considera le accuse mosse in questi giorni alla Lombardia?
Mi sembra una battaglia politica. Non c’è necessità di dichiarazioni e proclami in questo momento, ma di stare uniti e lavorare insieme.  L’andamento dei nuovi contagi inizia a scendere ed è questo il momento in cui, senza abbassare la guardia, si può e si potrà gestire questa emergenza in un contesto che sta diventando ordinarietà con una perfetta programmazione sanitaria fatta a livello regionale in interazione con il territorio e con il governo centrale.

Ci sono state critiche alla Regione anche per lo sconfinamento del privato nel settore pubblico. 
Perdoni la mia osservazione tranchant: in Lombardia c’è una sinergia competitiva fra ciò che viene definito “pubblico” e il privato accreditato e convenzionato. Il privato autorizzato dall’istituzione pubblica che nell’ottemperanza di norme e regole eroga un servizio ai pazienti in un’ottica di sussidiarietà svolge un “servizio pubblico”.

Spesso si sente dire che il privato è dominato dalla logica del profitto. È così anche nel settore sanitario convenzionato?
Mi esprimo per ciò che rappresento, Maugeri è una Spa e società benefit. Come in tutte le aziende cerchiamo di garantire la sostenibilità, l’equilibrio economico e marginalità , ma non siamo e non lavoriamo in una ottica orientata al “business”. Quotidianamente lavoriamo per rispondere alla domanda di salute per la quale siamo chiamati, secondo i principi e i valori che dettano la nostra visione e la nostra strategia. In generale, credo che in una azienda privata accreditata e convenzionata in ambito sanitario debba prevalere il forte senso di responsabilità sociale.

Come i privati sono stati coinvolti nella battaglia contro il coronavirus in Lombardia?
Dal momento in cui, alla fine di febbraio, è emersa l’emergenza – posso parlare di ciò che come Ics Maugeri abbiamo fatto – ci si è subito messi a disposizione in interazione e integrazione con gli ospedali pubblici e Regione Lombardia per garantire una risposta alla pandemia di coronavirus. Soprattutto i nostri istituti lombardi, e uno piemontese, si sono riconvertiti ad accogliere i pazienti di Covid 19, fornendo competenze e professionalità per garantire una pronta risposta a questa nuovo bisogno di salute e percorsi molto ben delineati per la totale sicurezza e tutela degli operatori e dei pazienti. 

Quanti ammalati avete ricoverato nelle vostre strutture?
Al 18 aprile, dall’inizio emergenza, soprattutto in Lombardia e parzialmente nel nostro istituto di Veruno, in Piemonte, abbiamo accolto 1.181 pazienti covid-positivi di cui attualmente ricoverati nelle nostre strutture lombarde sono 458.

Come procederà la gestione dell’emergenza?
Questa situazione continuerà con le misure restrittive e le indicazioni che sono state correttamente messe in atto in Lombardia e nel resto d’Italia e con le misure comportamentali che sono state indicate in maniera precisa dalla nostra Regione e anche dal governo centrale e dall’Iss. Dovremmo abituarci per qualche tempo a convivere con il coronavirus e, quindi, a rafforzare il controllo sul territorio per tutto ciò che riguarda il processo di prevenzione e rispetto di indicazioni e ordinanze delle autorità competenti.

Cosa vuol dire “controllo sul territorio”?
Intercettare, mappare e tracciare il contagio. Il ruolo e il supporto che svolgono i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta è strategico e fondamentale. Fondamentale e indispensabile è però mettere a loro disposizione strumenti che possano aiutarli nella loro quotidianità nel supporto del paziente che ha contratto il coronavirus, dispositivi di protezione individuale e procedure funzionali a svolgere le loro attività in totale sicurezza.

Foto Ansa

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