E adesso chi fermerà Giacinto Pannella, più noto come Marco? È la domanda più gettonata sulle terrazze romane a destra, a sinistra e al centro, dopo l’innegabile successo della lista Bonino nelle elezioni del 13 giugno per il rinnovo del Parlamento Europeo. Già, Pannella. Perché, contrariamente a quanto pensano forse molti di quegli elettori che hanno votato per la lista che porta il nome di Emma, la Bonino non ha raccolto il testimone alla guida di quello che fu il Partito Radicale e che adesso, francamente, non si sa più come chiamare, non avendo ancora deciso Pannella che nome dargli o conservargli. La Bonino non ha raccolto il testimone semplicemente perché Marco non lo ha ceduto. Il comando è rimasto e rimane nelle sue mani, nella sua enorme stazza fisica, nella sua voce imperiosa. Che non a caso si è fatta sentire quando non erano ancora terminate le operazioni di scrutinio, la sera di Sant’Antonio, per innalzare un recinto alto così attorno ai voti della lista Bonino. Che non potranno andare a formare o rafforzare né il centro-destra, né il centro-sinistra, ha avvertito Pannella. Eppure egli reclama da anni, disseminando la nostra strada di referendum e di digiuni, un’Italia finalmente maggioritaria e bipolare, in cui elettori e politici dovrebbero stare o di qua o di là. Vallo a capire l’incontenibile, immaginifico, solitario Pannella.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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