«È giusto che il principio di responsabilità valga anche per i magistrati»

Di Chiara Rizzo
26 Febbraio 2015
Intervista a Beniamino Migliucci, il presidente dei penalisti italiani: «Finalmente il giudice pagherà se non valuterà i fatti o le prove in un processo»

toga-magistrato-shutterstock_181445384«Una legge equilibrata e molto attesa»: la nuova norma sulla responsabilità civile dei magistrati supera l’esame dei penalisti italiani, come racconta a tempi.it il presidente dell’Unione camere penali italiane, Beniamino Migliucci.

Secondo voi questa norma sarà così efficace da cambiare davvero qualcosa nel mondo della giustizia italiana?
Qualcosa cambia di sicuro. La dimostrazione è data dal fatto che con la precedente legge sulla responsabilità dei giudici, dal 1989 al 2012, solo 34 casi avevano superato il filtro iniziale, e di questi solo 5 ricorsi sono arrivati ad una condanna dei magistrati. Una prima novità incisiva di questa legge è che finalmente è stato abolito il “filtro” dei giudici del tribunale distrettuale, che avrebbero dovuto valutare se il ricorso contro un loro collega era fondato o no. Inoltre si è data finalmente risposta alla procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia dall’Europa, che aveva richiesto di inserire una forma di responsabilità quando ci fosse una manifesta colpa del giudice e di valutare se la colpa dipendesse da una interpretazione del diritto o una mancata valutazione delle prove, per dolo o colpa grave. La nuova legge è molto equilibrata perché non si può parlare di responsabilità del giudice appena per la sua interpretazione delle norme e del diritto: a meno che non ci sia un dolo e – è l’altra grande novità– in caso di violazione manifesta della legge italiana e del diritto europeo, ma anche davanti al travisamento del fatto o delle prove. La norma precisa quando questo travisamento avviene: se il magistrato si basa su un fatto che non esiste proprio, o quando dagli atti del processo emerge che c’è stata una sua macroscopica disattenzione. Ai magistrati che si lamentano in queste ore direi che non ci sarà alcuna tragedia incombente: la responsabilità si inserisce solo con un travisamento che si sostanzia davanti un fatto clamoroso.

Non di rado casi giudiziari italiani si sono chiusi con sentenze, anche definitive, che dopo qualche anno venivano poi ribaltate e richiedevano una revisione del processo. In quei casi, ora i condannati per errore potranno ragionevolmente ottenere che i giudici che hanno sbagliato paghino?
Sì, ma solo qualora emerga che un giudice nella sua sentenza ha ignorato dei fatti che erano chiarimenti emersi nel processo, o che ha trascurato di prendere in considerazione dei fatti, o che li ha stravolti. Tutto ciò, sebbene appaia molto ovvio, prima non era possibile.

Però l’Anm protesta. Teme che i tribunali saranno inondati di ricorsi contro i giudici, e che ora non si potrà più parlare di indipendenza della magistratura. Che ne dice?
Che nemmeno adesso con la nuova legge sarà comunque semplice arrivare ad affermare la responsabilità di un magistrato. Che in ogni caso l’azione di rivalsa sarà presentata dal cittadino verso lo Stato e che lo Stato, con la nuova legge, ha l’obbligo di rivalsa nei confronti del magistrato solo nei casi di dolo, cioè quando il magistrato in questione ha volontariamente sbagliato, o nei casi di inescusabile gravità. Inoltre l’azione di responsabilità può essere avviata solo a giudizio definitivo: quindi i giudici non vengono affatto bloccati nell’emettere le loro sentenze nei tre gradi di giudizio. Io non credo che i giudici cambieranno il loro modo di emettere le sentenze col pensiero di una futura eventuale rivalsa nel caso di dolo e colpa grave. Per tutti i cittadini, la responsabilità scatta in caso di negligenza. Per i magistrati resta solo nei casi di inescusabile gravità: il magistrato che opera bene, non si preoccupi. Cos’altro vogliono? Una sentenza della Corte costituzionale, già nel 1968, a differenza di quanto lamentano oggi le toghe, dice che la magistratura deve sì essere indipendente, ci mancherebbe, ma è soggetta alle leggi e alla Costituzione che sancisce ad un tempo il principio di indipendenza, ma anche di responsabilità. Il principio di responsabilità deve valere per tutti, anche per la magistratura che non è al di sopra degli altri cittadini.

Non è che ora i giudici meno facilmente ammetteranno in sentenza gli eventuali errori commessi dai colleghi inquirenti, per evitare che un imputato assolto possa rivalersi poi sulle toghe?
Non voglio pensare questo, perché considero ancora la nostra magistratura composta per grandissima parte da persone oneste e corrette. Non credo che ci sarà il rischio che giudici condannino o assolvano in modo sbagliato, perché il concetto di responsabilità è corretto e in una società democratica nessuno può esserne immune. Penso che i magistrati, come tutti i cittadini, dovranno agire in modo diligente, onesto e perito: non devono avere paura di condannare o emettere misure cautelari, e nemmeno di assolvere. Se saranno corretti e professionali non avranno da temere.

Foto magistrato da Shutterstock

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1 commento

  1. assunta

    La legge appena approvata rappresenta un primo passo per il cambiamento di mentalita’della magisratura italiana , che
    amministra la giustizia come organo autoreferenziale ,arroccata a difesa di un potere assoluto che non ha pari nei paesi occidentali . Ne’ si puo’ affermare che a fronte dell’autonomia e dei privilegi di cui i magistrati godono sia assicurata la legalita’ ; e’ evidente , invece,che nel paese dilaga la corruzione ,la criminalita’ organizzata e comune mentre numerosi delitti restano impuniti. La presa di posizione dell’ Anm di questi giorni appare anacronistica e ingiustificabile da chi , in quanto cittadino, e’ chiamato a rispondere dei propri errori

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