Dovevano mandarli allo stadio per scoprire che i bambini “fanno ooh” (ma poi dicono anche “merda”)

Di Emmanuele Michela
03 Dicembre 2013
Puniti con cinquemila euro di multa gli sfottò dei ragazzini al portiere dell'Udinese Brkic. Non c'è fine all'ingolfamento cui porta lo "sportivamente corretto"

Hanno messo in azione il Frankenstein della buon costume, ora non sanno più come fermarlo. La vicenda dei cori d’insulto dei giovani tifosi della Juve al portiere dell’Udinese Brkic oggi è andata incontro al suo epilogo più paradossale: il giudice sportivo Tosel ha infatti multato i bianconeri con un’ammenda cinquemila euro per le ingiurie proferite dai bambini, per altro invitati ad animare la partita proprio per offrire un’immagine più pulita dello stadio, vuoto per l’esclusione dei tifosi ordinari per cori discriminatori.

SFOTTO’ E MALEDUCAZIONE. La sanzione in sé non è tanto grave per la sua entità (5mila euro sono “noccioline” se si pensa alle multe precedenti inflitte sempre alla Juve per casi analoghi, almeno 10 volte maggiori), quanto perché è l’ennesima azione plateale, volta unicamente ad un’interpretazione di regolamenti e leggi a scopi moralisti. I cori erano sfottò di ragazzini, un po’ maleducati un po’ elettrizzati dall’idea di essere allo stadio, ma il messaggio che rimbombava non era nulla di diverso da quanto si sente normalmente attorno ai campi da calcio. Non è difficile credere che quello stesso coro («oooooh… Merda!») in questo week-end sia riecheggiato da più di una curva di Serie A e B, come per altro accade ogni settimana. A essere pignoli, a Catania invece è stato preso di mira Balotelli con insulti più meschini («E se saltelli, muore Balotelli…»). Eppure hanno multato solo la Juve.

CORI DI NAPOLI E CATANIA. Perché? Perché bisognava offrire un segnale, continuare con il candeggio cui l’intero movimento sportivo è sottoposto da tempo, uniformandolo sotto la glassa di moralismo e politically correct cui la nostra società chiede sempre di più esempi e valori, tanto finti quanto stopposi. Dei cori della Juve è due giorni che si parla, ergo sanzionarli avrebbe avuto enorme clamore. Degli stessi insulti che i tifosi del Napoli hanno intonato contro il portiere laziale Marchetti, o di quelli sentiti al Massimino contro Balotelli si discute meno, e multe contro queste squadre non se ne sono viste. Così la strumentalizzazione dei bambini continua: prima erano i custodi di un tifo diverso e più sano, ora i sovversivi da punire per mandare un segnale chiaro a tutti.

I BURATTINAI DEL MESSAGGIO POSITIVO. Viene da chiedersi che cosa ci sarà da attendersi adesso: perché l’ammenda inflitta ai bambini di Torino crea un precedente difficile da cancellare, che potrà essere impugnato in qualsiasi frangente per punire ogni rumore arrivi da una curva, qualora questo sia appena di più di uno scroscio d’applausi o di un’espressione d’assenso. Ma ancor di più viene da chiedersi in che cosa stanno trasformando il calcio, che ormai è sempre meno l’espressione sportiva di un popolo e sempre più un teatrino nelle mani dei burattinai del messaggio positivo.

@LeleMichela

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5 commenti

  1. davide

    Credo che il senso di questo dibattito sta tra l’esere ed il sembrare buoni. In sintesi la nostra società ci impone di sembrare buoni, per esserlo dovremmo abbracciare il Vangelo.
    I bambini piccoli dicono “cacca” e poi “merda” anche per vedere l’effetto che fa con i loro genitori, poi con gli anni crescono e imparano a maneggiare offese più sofisticate. In tutto questo forse c’è l’idea di Rousseau ed il mito del “Buon selvaggio” che in questo contesto viene tradotto come “buon bambino”. Si dice “merda”, anche per essere parte di un gruppo, ma dirlo non è la stessa cosa che pensarlo, pensarlo non è la stessa cosa che cercare la rissa, la scazzottata non è la stessa cosa rispetto all’agguato ed all’uso di armi. Ecco il tifo c’è sempre stato, le baruffe pure, poi le botte hanno smesso di essere “spontanee” ma sono diventate parte dell’attività di gruppi organizzati. Nell’imbarbarimento della vita civile di questi ultimi anni, nell’indifferenza e nella paura che ci circondano, c’è anche il fare di tutta l’erba un fascio e quindi l’impossibilità nel distinguere tra le parole che durano lo spazio di una partita e quella cattiva. Poi vi è il “politically correct” per cui offendere un negro è più grave che offendere gli avversari, gli arbitri ed i loro parenti ed affini.

    1. giovanni

      Difatti, dire a un arbitro che è un “cornuto” è considerato meno grave che fare buuuu a balotelli

  2. Luisa

    Il calcio è diventato vittima dell’espressione del “messaggio positivo”? E dove? Lo sfotto è sacrosanto, ma è diventato offesa, umiliazione, denigrazione dell’avversario a seconda la razza, la provenienza. Altro che pensiero positivo, una cosa è dire merda a teatro per scaramanzia, un’altra è dirlo per offendere qualcuno. E lo dico da juventina sfegatata. Lo spirito dello sport non deve essere vittima degli sfoghi di frustrati, aggressivi che perdono di vista il gioco. Non avrei multato i bambini, ma i genitori sì, incapaci di comunicare solo i fondamentali dell’educazione perché non più di moda, e perché gli altri tanto fanno così. E anche voi giornalisti, parlate di calcio, mica di guerra.

    I bambini imitano gli adulti, adulti maleducati.

  3. giovanni

    Oh merda!!!!!. Ora l’ordine dei giornalisti multerà tempi.

  4. Antonio

    purtroppo i bambini solo lo specchio (innocente) della discarica ideologica di società odierna. La colpa, ovviamente è di chi non li educa al rispetto del prossimo, del buon senso, del bene pubblico. Il risultato è l’amplificarsi ppreoccupante di maleducazione, beceraggine, cafoneria che ad ogni generazione sono più marcati rispetto alla precedente.

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