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Sono rimasto folgorato dalla miniserie dei fratelli D’Innocenzo, Dostoevskij, che da qualche settimana trovate su Sky. Ne avevo visto una versione ridotta per il cinema e non mi aveva tanto impressionato. Mi pareva un esercizio di stile, vagamente pasoliniano, non diverso dai film precedenti dei due fratelli romani, America Latina e soprattutto Favolacce, che avevo trovato anche un po’ irritante nell’esibire un malessere della provincia italiana.
Dostoevskij è una cosa diversa. Intanto perché è una miniserie completamente differente da tutte le altre: non ha praticamente una trama, è disperatissima, cupa, deprimente; un personaggio (un grandissimo Filippo Timi) che è protagonista e antagonista al tempo stesso. In più, è una miniserie che sovverte le regole del genere, ovvero il thriller classico con il detective che si mette sulle tracce di un serial killer.
Dostoevskij: mai un raggio di luce
Ma andiamo con ordine: la storia è di quelle che normalmente si vedono dalle parti del thrille...
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