Dl Lavoro, il Senato si prepara alla battaglia

Di Chiara Rizzo
02 Maggio 2014
Inizia oggi in commissione Lavoro a Palazzo Madama l'esame del dl Poletti. Lunedì al voto i 700 emendamenti, per arrivare martedì in aula. Tra gli altri ce n'è uno ribattezzato "emendamento Berlusconi"

Oggi è iniziato l’esame in commissione Lavoro al Senato del decreto Poletti: una riunione che è servita essenzialmente a dettare un calendario serrato di lavoro. A ribadire infatti che il dl lavoro dovrà arrivare ad ogni costo martedì in aula, è stato il presidente della commissione Maurizio Sacconi (Ncd).

NON ESCLUSA SEDUTA NOTTURNA. Sacconi ha spiegato che dopo l’esame di oggi, la prossima seduta è convocata alle 11 di lunedì mattina e che la commissione «proseguirà i lavori ad oltranza e non è escluso che si possa continuare anche in seduta notturna». Sono 700 gli emendamenti che sono stati presentati al dl. Sacconi ha anche annunciato che «Il governo dovrebbe presto presentare un emendamento che preveda il pagamento di sanzioni pecuniarie al posto dell’obbligo ad assumere, per le aziende che oltrepassano il tetto, fissato al 20 per cento dei dipendenti, posto al numero dei contratti a termine attivabili in base alla nuova normativa». Si tratterebbe di un emendamento però che metterebbe il governo al centro delle polemiche nel Pd, dal momento che alla Camera il partito era riuscito ad ottenere che nel caso un’azienda sfori la quota del 20 per cento, i contratti in eccesso diventino in maniera automatica assunzioni a temp indeterminato: una sanzione contro cui si erano già schierati i deputati di Ncd e di Scelta civica (che preferirebbero appunto una sanzione pecuniaria come misura).

EMENDAMENTO BERLUSCONI. Tra gli emendamenti al voto ce ne sarà poi uno quanto meno curioso, presentato oggi dalla capogruppo di Fi in commissione, Alessandra Mussolini: l’emendamento presenta infatti come firmatari anche l’ex senatore Silvio Berlusconi. La scelta è stata presa da Mussolini, che ha replicato a chi le chiedeva se ciò fosse possibile dopo la decadenza: «Non vorranno mica censurarlo?».

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