Non passa settimana senza che la malmostosa campagna elettorale italiana sia attraversata da accuse di fascismo strisciante alla Casa delle Libertà e di ambizioni dittatoriali al suo leader Berlusconi. Ma gli autori di questo stucchevole esercizio farebbero meglio a prendere atto di un fatto inoppugnabile: i dittatori e gli autocrati da più tempo al potere al mondo non c’entrano nulla col fascismo, mentre parecchi di loro appartengono alla tradizione comunista o della sinistra radicale terzomondista. Per scoprirlo è sufficiente un’occhiata alla lista che proponiamo qui a fianco. In cima all’elenco dei capi di Stato e sovrani da più tempo ininterrottamente al potere (abbiamo escluso i monarchi costituzionali e i leader autoritari che hanno conosciuto parentesi di allontanamento dal governo) troviamo un “dinosauro” comunista: il lìder maximo di Cuba da 42 anni padrone incontrastato dell’isola caraibica; segue un monarca assoluto dell’Oceania (alla cui morte la carica diventerà elettiva); quindi due presidenti “a vita” (di fatto) africani legati alla massoneria francese; poi l’esponente-simbolo del radicalismo terzomondista anti-americano, il nostro vicino libico Gheddafi. Se ai paesi della lista dei 15 capi di Stato e sovrani assoluti da più tempo al potere applichiamo criteri politici e geografici otteniamo la seguente radiografia dell’autocrazia mondiale: 5 di essi sono retti da monarchi assoluti (Samoa, Oman, Tonga, Nepal e Kuwait), 5 sono arabi e musulmani (Libia, Oman, Kuwait, Maldive e Irak), 5 appartengono all’Africa sub-sahariana (Gabon, Togo, Seychelles, Angola e Guinea equatoriale), 5 sono stati insulari (Cuba, Samoa, Tonga, Seychelles e Maldive), 5 sono riconducibili al comunismo o al socialismo radicale (Cuba, Libia, Seychelles, Angola e Irak). E solo 5 superano i 10 milioni di abitanti di popolazione: Cuba, Nepal, Kenya, Angola e Irak. In una categoria a parte andrebbe poi collocata la Corea del Nord comunista, che ha dichiarato il defunto leader Kim Il Sung, al potere dal 1948 al 1994, “presidente eterno”.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi