Dieci anni fa la legge del Buon samaritano. Giussani (Banco Alimentare): «Un esempio per tutti»

Di Elisabetta Longo
16 Ottobre 2013
Intervista al presidente dell'associazione che racconta cosa è stato fatto in due lustri, cosa occorre fare e cosa si rischia con i tagli di fondi dell'Unione Europea.

Fino a dieci anni fa, tutte le eccedenze di cibo pronto o fresco non cucinato, proveniente di ristoranti, mense e grande distribuzione, venivano buttate. Poi è arrivata la legge 155/2003, conosciuta come “legge del Buon samaritano”, che ha cambiato il destino di tante tonnellate di cibo quotidiano. Sulla scia della legge è nato “Siticibo”, progetto della Fondazione Banco Alimentare per il recupero di fresco e cucinato da mense, catering e quant’altro. «A dieci anni da quella legge tanto è stato fatto ma tanto è ancora da fare», spiega il presidente Andrea Giussani, felice di festeggiare l’anniversario.

Come funzionano i Siticibo?
I nostri camioncini, a orari fissi, passano a ritirare il cibo già preparato, confezionato, e non distribuito, per portarlo poi a mense dei poveri e altre opere di carità. A differenza della nostra classica colletta, è una redistribuzione immediata, molto vantaggiosa per chi ne può beneficiare. Perché il cibo è fresco o appena preparato, e la qualità degli alimenti viene conservata nei nostri camioncini frigo. È lo stesso cibo che abbiamo mangiato prima noi in mensa, o che acquistiamo nel banco frigo. A ben guardare, i Siticibo danno la possibilità di distribuire un’alimentazione più bilanciata, rispetto al pacco da colletta classico, contenente per lo più riso, pasta, legumi o altri alimenti non deperibili. Inoltre c’è una relazione diretta tra chi offre il cibo (per esempio un punto della grande distribuzione) e l’opera che lo redistribuisce, una cosa che crea anche affezione.

Può fornirci qualche numero?
In dieci anni abbiamo recuperato 2.664.908 porzioni di piatti pronti, 799.380 chili di pane e 892.430 chili di frutta. La crescita è stata continua, ma non basta mai. I costi dei camioncini che vanno a ritirare gli alimenti è a carico nostro, quindi, purtroppo, vale la pena ritirare solo da punti raccolta di grandi dimensioni, che permettano, con il valore della merce ritirata, di coprire le spese. Occorre quindi continuare a trovare nuovi “siticibo”, sopratutto in vista delle grandi sfide dell’anno prossimo.

Si riferisce al fatto che l’Unione europea toglierà i fondi destinati alle raccolte alimentari?
Esattamente, caleranno moltissimo i fondi destinati alla raccolta cibo per famiglie indigenti, ma noi italiani possiamo essere di esempio. La legge del buon samaritano è una nostra eccezione, assente negli altri paesi. Questo significa che attualmente il cibo non distribuito, negli altri Stati, va perduto. Siamo un’eccellenza anche in questo, possiamo fare da esempio.

Questa sarebbe poi la settimana contro lo spreco alimentare, istituito dalla Fao.
Si tende sempre a parlare delle quantità di cibo che finisce buttato. A noi interessa il contrario. Non indicare il lato negativo, lo spreco, ma vedere invece il lato positivo, cioè che quell’eccedenza può essere redistribuita e diventare utile.

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