Di Maio, lo steward dei poteri forti
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Sul quotidiano Il Tempo il 19 febbraio è stato pubblicato questo articolo del filosofo e scrittore Marcello Veneziani. Lo riproduciamo di seguito, traendolo dal suo blog.
Su, smettetela di attaccare i grillini perché hanno restituito 23 dei 24 milioni ricevuti. Non hanno rubato niente, hanno rinunciato a quel che loro spettava, e se alcuni grillini hanno cercato di fare i furbi e non versarli non è un motivo per accusare il Movimento 5 stelle e i suoi vertici di disonestà e di essere come gli altri.
I grillini non vanno bocciati perché somigliano agli altri partiti, ma per quello che sono. Dilettanti allo sbaraglio. Sanculotti da strapazzo. Incompetenti senza storia né curriculum. Inadeguati. Ma ladri no, o perlomeno non ancora.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]I grillini sono utili per la protesta, inutili sui contenuti, dannosi al governo. E per due ragioni.
La prima, grossa come una casa, è la loro incapacità, il loro saper dire solo no, denunciare ma senza avere la più vaga idea di cosa sia amministrare o addirittura governare un paese. I casi di Roma e Torino lo confermano.
Ma c’è un altro rischio che passa inosservato. È un’insidia peggiore che già s’intravede nel prodigioso trasformismo di Giggino Di Maio. Quando si rimangia tutto quel che ha detto fino al giorno prima, quando accorre a rassicurare mercati, omini de panza, industriali ed eurocrati, dimostra una sola cosa: che quando si approda alla politica non provenendo da alcuna convinzione, da alcuna identità, da alcuna storia ed esperienza, non c’è nessuna idea, nessun passato, nessuna coerenza da difendere.
E dunque si è pronti a tutto, si è capaci di tutto, si è disponibili a tutto. Si può passare da antieuro ad eurospinti. Uno come Di Maio non ha difficoltà a diventare lo steward dei poteri forti, non deve ritrattare niente, ha già la divisa del personale di bordo.
Proviene da un movimento in cui l’unica identità era un generico, totale No, con tanta rabbia. È evidente che quando si va al potere non si può restare ancorati al No universale; ma non avendo espresso in passato preferenze, modelli, avendo anzi negato ogni precedente persino da elettore, uno come lui può un domani attaccare l’asino dove vuole il padrone.
Temo che gli ambienti che contano e che invitano Di Maio a parlare nei loro consessi, abbiano fatto esattamente questo calcolo e perciò considerino in caso di mancato inciucio per mancanza di numeri, anche il percorso alternativo a 5 Stelle.
Possono usare il ragazzo come meglio credono, anzi, per essere più sofisticati, possono tenerlo in piedi, in cambio della sua duttilità su alcuni temi sensibili a cui tengono. Se serve, Di Maio può mettersi la livrea di euro-dipendente, tanto non deve rinnegare alcun curriculum, di cui è privo, e alcuna idea o visione politica di cui è carente, come il suo movimento.
Può essere più difficile per un sovranista calpestare la sovranità o per un egualitario rimangiarsi l’eguaglianza (e già accade); figuriamoci per uno che viene da un movimento privo di identità, legami e contenuti, solo antipolitica e tutti a casa.
Tutto si può fare senza dar conto di niente a nessuno.
Anche sul piano etico i grillini non hanno la motivazione ideale che un tempo avevano all’opposizione i missini come i comunisti (anzi, il meglio che possono vantare i Di Maio, Di Battista, Lombardi è proprio la loro provenienza da famiglie “missine”). Da grillini non tradiscono nessuna “fede”, nessun principio, nessuna tradizione, perché sono parvenu e il loro credo si riassume nel “fanno tutti schifo”.
Un grillino deve solo osservare quel piccolo catechismo di regolamenti che non ha alcuno spessore di contenuto e d’indirizzo, ma solo di forma e di comportamento interno, rispetto alla setta e ai suoi santuari (rete, piattaforma, garante, generico programma).
Comandamenti del tipo Non sgarrare dalla linea, non desiderare il partito d’altri, non nominare il nome di Grillo invano, non bestemmiare Casaleggio & Associati. In ogni caso la rete a cui dar conto è un campione così piccolo e psicolabile che può essere agevolmente aggirato, modificato, orientato. Quattro gatti del resto gli hanno dato l’investitura “plebiscitaria” (oddio, ai grillini si è ristretta la democrazia, il loro popolo si esaurisce in rete a 44 gatti in fila per tre col resto di due).
A chi obbietta che però i grillini sono il partito dell’onestà, rispondo che è facile esserlo quando non si è al potere e quando si è marginali. E in ogni caso, l’onestà è un pre-requisito per il buon governo, ma non può essere il fine e il criterio supremo per governare. Se si è onesti e incapaci, onesti e imbecilli, si possono fare danni perfino peggiori di quelli che fanno i disonesti.
Insomma c’è da temere che i grillini al potere siano facilmente pilotabili come droni, vuoi per totale inesperienza, vuoi per spicciola furbizia da galleggiamento. Di Maio non avrà lucidità politica né visione strategica, tantomeno cultura politica o capacità di governo; ma ha l’arte popolana di mimetizzarsi e d’arrangiarsi, è sveglio e furbino, sa intortare come i ragazzi impreparati agli esami, mercanteggia e sa giocare alle tre carte.
Carta vince carta perde.
Foto Ansa
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