«Se – faccio un esempio per assurdo – in Italia ci fosse un regime nazista, io penso che molti di quei cantanti [che a Sanremo hanno parteggiato a favore delle unioni civili sventolando nastri arcobaleno] sarebbero apparsi sullo schermo con un bel distintivo con la svastica». Rincara la dose l’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, intervistato ieri da Radio Vaticana.
CONFORMISMO. Sabato lo storico e intellettuale aveva scritto un articolo sul quotidiano di via Solferino per denunciare il «conformismo» di tutti i media italiani nel dibattito sul ddl Cirinnà e della stepchild adoption. In generale, sosteneva, c’è una «iper rappresentazione su tutti i media così come nell’intrattenimento, nel cinema, in qualunque produzione culturale, dell’opinione così dire laico-progressista, favorevole al cambiamento, a innovare, a cancellare tutto ciò che appare tradizionale, a cominciare – c’è bisogno di dirlo? – dalla dimensione religiosa».
SANREMO ARCOBALENO. «Che sentimenti può provare», insisteva, «quella parte del Paese — non proprio minuscola, credo — nel vedersi non solo così continuamente esclusa dalle sue più autorevoli fonti di rappresentazione pubblica, ma palesemente considerata una sorta di sottospecie culturale da tenere di continuo sotto schiaffo?». Cosa deve pensare di un «Festival di Sanremo, l’evento televisivo in assoluto più ascoltato dell’anno, trasformato disinvoltamente in una manifestazione in sostegno delle varie cause che vanno sotto la sigla dell'”arcobaleno” (a cominciare per l’appunto da quella delle unioni civili)? Che cosa sarebbe successo se il Festival di Sanremo fosse stato dedicato, mettiamo, a esaltare la causa delle “famiglie”?».
«È UNA MALATTIA». Quei cantanti, aggiunge nell’intervista alla Radio Vaticana, hanno sventolato i nastri arcobaleno «perché hanno avuto l’impressione che quella parte fosse prevalente, che fosse molto popolare schierarsi in un certo modo». Tornando all’esempio per assurdo del nazismo, i cantanti «avrebbero portato la svastica, pensando che la maggioranza di coloro cui potessero vendere la loro musica fosse nazista. È semplicemente la malattia del conformismo, che in Italia è molto forte, soprattutto nell’ambito dello spettacolo, dei media. Anche perché in genere questo campo dipende molto dalla politica, è molto strettamente connesso alla politica».
«OGNUNO DEVE PROTESTARE». Questa malattia però va combattuta da tutti. «Il fatto che il Corriere della Sera abbia pubblicato il mio articolo» significa che «la battaglia non è perduta. Naturalmente ognuno di noi è chiamato a battersi, a lottare e a levare la propria voce di protesta». Anche perché, come scriveva Galli della Loggia sabato, «su temi come istruzione, scuola, vita sessuale, religione, morte, rapporti tra le culture, se non sbaglio, non è proprio così ovvio che cosa voglia dire “progresso”, “democrazia” e quant’altro».
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