
Dalla Conference all’Europa in 10 anni. Analisi del successo dello Swansea
Succedeva 10 anni fa: la tripletta di James Thomas siglava il 4-2 dello Swansea sull’Hull City e permetteva ai gallesi di salvarsi dalla retrocessione in Conference, primo stadio del non professionismo inglese. Quando ieri gli Swans alzavano la Capital One Cup in pochi si sono soffermati su questo singolare passato, parlando quasi solo di chi ha perso, il Bradford, piccola “giant-killer” arrivata ad un passo dall’impresa e favola interrottasi sul più bello. Così per chi ha saputo scrivere la storia c’è stato spazio solo quale club anti-romantico, colosso delle massime serie che ha mangiato il piccolo pesce in cerca di gloria.
UN GRUPPO OPERAIO. Se invece si guardasse bene la storia recente dello Swansea si apprezzerebbero modelli, investimenti intelligenti, azzardi, colpi di fortuna e una scalata iniziata appunto 10 anni fa e proseguita trionfalmente fino al traguardo di ieri. Non basta nascondere la vittoria di questa squadra dietro la facile “impresa” di far fuori un club di quarta serie, strapazzato per bene 5-0 (risultato record nella storia delle finali di League Cup). Il successo dei Jacks è stato costruito lungo tutto l’anno, facendo fuori anche club come Liverpool e Chelsea, con alcuni nomi, anche ieri in campo, su cui vale la pena soffermarsi: a fare interdizione a centrocampo, per esempio, correva Leon Britton, due lustri fa in campo appunto in quello scontro salvezza con l’Hull e ora tra i giocatori con la più alta media di passaggi riusciti in Premier; uno dei migliori in campo era poi Nathan Dyer, autore di una doppietta, ragazzo approdato in Galles nel 2009 quando i Jacks erano in Championship e da allora quasi sempre titolare; un po’ come Ashley Williams, il vice-capitano, che veste la maglia bianca invece dal 2008, anche lui ieri sugli scudi sebbene in difesa ci sia stato poco lavoro da fare; per non parlare poi di Michu, bomber ormai celebrato da tutti: arrivato la scorsa estate dalla Spagna per un paio di milioni, ad oggi in Premier ha fatto più gol di Rooney, Aguero, Dzeko, Bale…
TECNICI SEMPRE VALIDI. Giocatori validi, comprati per pochi soldi fatti fruttare alla perfezione, oppure scommesse riuscite bene su cui il club ha investito bene anni fa. Tutto ciò è il culmine del lavoro ben fatto dai dirigenti in questi anni: investimenti coraggiosi, come quello del nuovo stadio, il Liberty Stadium inaugurato nel 2005. O quelli sugli allenatori: nelle ultime stagioni ne sono arrivati sempre di validi, a partire da Kenny Jackett, per tre anni alla guida del club dalla League Two e ora alla guida del Millwall, per proseguire fino a Roberto Martinez, artefice della promozione in Championship e ora da tre anni coach del Wigan in Premier. Per poi arrivare a Brendan Rodgers, artefice della storica promozione nella massima serie inglese e del miracolo della prima salvezza, prelevato in fretta dal Liverpool la scorsa estate per sostituire Kenny Dalglish. E infine il mister che ieri ha alzato la coppa: Michael Laudrup, già noto al calcio di tutta Europa per i suoi successi da calciatore, meno per le sue imprese da tecnico. In Danimarca ha vinto tutto con il Brondby, ma le sue esperienze lontane da casa sono state abbastanza fallimentari: mancava ad un trionfo dal 2006. Ma la dirigenza dello Swansea non si è spaventata e ha provato a puntare su di lui.
ORA L’EUROPA LEAGUE. Laudrup è arrivato solo la scorsa estate, a tenere unito e rilanciare un gruppo che pareva destinato ad una stagione di fatiche dopo gli exploit di un anno fa di marca Rodgers, e impoverito dalle successive partenze di Sigurdsson, Sinclair e Allen, oltre a quella dello stesso tecnico. Invece lo Swansea 2012-13 sta andando ancora meglio in campionato. E il tripudio di ieri è stata la consacrazione di 10 anni di continue scalate di un club che, passettino dopo passettino, ha costruito una strada per il successo senza servirsi di acquisti di mercato troppo elevati, e che ora festeggerà il suo centenario con l’approdo in Europa League.
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