Sierra Leone: una guerra africana vista dai media locali Le guerre africane, si sa, non sono proprio facili da capire: la complessità dei fattori locali e l’approssimazione nutrita di luoghi comuni di molta stampa internazionale non aiutano. Ma chi volesse confondersi ulteriormente le idee non ha che da accostarsi alle fonti africane, agenzie di informazione governative e giornali locali. Attraverso Internet è piuttosto facile accedere alle une e agli altri. Per esempio il conflitto della Sierra Leone, già sufficientemente surreale e allucinante di per sé, assume contorni ancora più indecifrabili e paradossali se si cerca di approfondirne la conoscenza attraverso il sito Internet governativo della Sierra Leone e i relativi link con le testate e i notiziari locali.
“Scusateci per le bugie dell’altro ieri”, dice la Ue africana L’Expo Times, un settimanale di Freetown, ci informa che il 30 maggio il presidente Kabbah, per la cui sopravvivenza politica si sta dannando mezzo mondo (Onu, Gran Bretagna, Nigeria, ecc.) è sfuggito per un pelo all’impeachment. Motivo della crisi: una mezza rivolta popolare alla notizia che Foday Sankoh, lo psicopatico leader dei ribelli del Ruf catturato qualche settimana fa e consegnato in detenzione ai parà britannici presso l’aeroporto di Lungi, stava per essere trasferito all’estero nel quadro di un accordo sottoscritto dall’Ecowas (l’associazione dei paesi dell’Africa occidentale) e approvato dal governo sierraleonese. La notizia non era la tipica diceria africana diffusa per intossicare la vita politica, ma il contenuto di un’intervista rilasciata alla BBC dal segretario generale Lansana Kouyateh dell’Ecowas che ha mandato in bestia i sierraleonesi, timorosi che anche stavolta, come già in occasione del suo arresto in Nigeria tre anni fa, Sankoh riesca a farla franca. Mentre i ministri di Kabbah smentivano che alla riunione dell’Ecowas fosse stato deciso qualcosa del genere, Kouyateh si è assunto, evidentemente per ragioni politiche, tutta la colpa chiedendo scusa pubblicamente in un’altra intervista alla BBC “per avere disinformato il mondo”. E tutti amici come prima, con buona pace dell’affidabilità delle organizzazioni multinazionali africane.
Galleria degli orrori da vedere e dimenticare Fosse solo questione di decoro… Nel sito istituzionale del governo della Sierra Leone le antinomie assumono una nota truculenta. Il sito offre una galleria fotografica degna di un museo dell’orrore: c’è la ragazzina di 11 anni “stuprata dai guerriglieri e a cui sono stati strappati gli occhi”, c’è la “testa di donna decapitata a un posto di blocco”, i “corpi in avanzato stato di putrefazione all’esterno dell’ospedale cittadino”, il corpo disarticolato di un guerrigliero sotto un cumulo di legname in fiamme e la didascalia “giustizia sommaria della popolazione”, e altre piacevolezze come bambini dalle mani amputati, teschi e ossa in esposizione, ecc. la cui visualizzazione è preceduta dalla semplice avvertenza: “very disturbing”. La ferocia sanguinaria dei guerriglieri è fuori discussione, ma anche quella iconografica del governo, che sembra avere davvero scarsa familiarità con concetti come la tutela dei minori, il diritto all’immagine, l’umana pietà, ecc. Ma non è tutto: le didascalie spiegano anche che la maggior parte delle immagini sono state prese in occasione dell’assalto alla capitale nel gennaio ’99 da parte del “Ruf/Afrc”, cioè l’alleanza fra i guerriglieri e l’ex giunta militare del maggiore Johnny Paul Koroma. Si dà il caso che costui ora sia il presidente della Commissione per il consolidamento della pace creata in base agli accordi di Lomé e che l’agenzia di stampa governativa si premuri di sottolineare in un suo dispaccio che “Koroma assicura pace alla nazione”. Quanto al Ruf, il suo riassorbimento nel processo di pace anche dopo le ultime infrazioni è “inevitabile” secondo il rappresentante dell’Onu Adeniji; “non porteremo la guerra con loro alle estreme conseguenze –dichiara il neo-governativo Koroma-, a un certo punto dovremo prendere a bordo quei ragazzi”. Prima, però, sarà opportuno togliere certe foto dal sito.
Cdf, patrioti cannibali con un cuore grande così
Altri paradossi li riserva la pagina dedicata alle Cdf, le Forze della difesa civile. Si tratta di milizie tribali arruolate dal viceministro della difesa per puntellare il governo dopo lo scioglimento dell’esercito golpista. Le forze vengono presentate come leali servitori della nazione. Si può leggere una loro dichiarazione successiva agli accordi di pace di Lomé, che concedevano al Ruf importanti posti di potere, dove i miliziani affermano di non volere compensi del tipo di quelli concessi ai guerriglieri, ma di accontentarsi che nel paese la Costituzione e il presidente siano rispettati. E’ possibile però effettuare versamenti alle Cdf via Internet tramite carta di credito Visa o American Express seguendo alcune istruzioni. Nella pagina sono presenti una serie di link. Cliccando su uno di essi si accede al rapporto di Human Rights Watch sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto sierraleonese. Un capitolo del rapporto è dedicato agli abusi commessi da… membri della Cdf! “La portata e la natura degli abusi commessi dalle Cdf sono molto diverse dalle atrocità compiute dal Ruf/Afrc, ma non sono meno orribili. Molti testimoni degli abusi commessi dai Kamajors (la milizia più importante – ndr) riferiscono della natura grottesca delle uccisioni da loro compiute, che a volte comprendono lo smembramento della vittima seguito dalla divorazione di organi vitali, come il cuore”. Pensate: con la nostra carta di credito e qualche cliccata sul video chiunque di noi potrebbe finanziare questi specchiati patrioti. E partecipare direttamente a una remota e selvaggia guerra africana.