Così la Cina si sta comprando l’Inghilterra
Da oltre un anno i cinesi stanno comprando le terre agricole inglesi e anche se la spesa non può ancora essere paragonata alle somme investite in Africa, America Latina e Stati Uniti, secondo Knight Frank, l’agenzia privata di vendita di terreni più grande del mondo, il fenomeno è destinato a crescere. Il 5% dei compratori di terre agricole attraverso l’agenzia sono cinesi che, secondo il capo aziendale nel settore Clive Hopkins, oltre ad investire in negozi, fabbriche e uffici nelle grandi città, ora comprano anche terreni coltivabili nelle campagne per diversificare gli investimenti. Comprano principalmente appezzamenti per un totale di 400 ettari alla volta, nella parte sud-est dell’Inghilterra, spendendo all’incirca 6 milioni di euro ciascuno. «Si concentrano sull’area a sud di Birmingham e a est di Exeter» spiega Hopkins al prestigioso South China Morning Post. «Loro arrivano soprattutto da Londra e quindi si concentrano al sud più che al nord».
Secondo l’agenzia privata Savills i cinesi si concentrano nell’acquisto delle cosiddette “hobby farms”, cioè case circondate da circa 20 ettari di terreno, facilmente affittabili ai contadini vicini. «Hanno comprato le più belle e più grandi case a Mayfair» a Londra, dove viveva la Regina Elisabetta, tanto per capire, «ora invece vogliono acquistare le terre arabili, perché hanno capito che si tratta di un investimento ancora migliore» afferma Simon Grier-Jones, capo della sezione terre per l’agenzia Hamptons International.
I cinesi vedono giusto, almeno a giudicare dall’andamento dei prezzi e dalla rapida impennata del valore della terra coltivabile: secondo i dati in possesso di Knight Frank, il valore della terra è cresciuto del 193 per cento negli ultimi 10 anni, raggiungendo il prezzo di 18 mila euro a ettaro, grazie al clima favorevole e alla vicinanza con il grande mercato europeo. «Il motivo è semplice» spiega Hopkins, «qui, come in Europa centrale il clima è sempre più o meno lo stesso. Non ci sono monsoni, non ci sono mareggiate e il commercio ha uno sbocco naturale su tutta l’Unione Europea». E secondo l’agenzia, il valore arriverà a 30 mila euro all’ettaro entro il 2015.
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