Nelle notti davanti al fuoco le incursioni si tramandavano. I soldati non sapevano quando, ma era certo che lo straniero un giorno sarebbe arrivato
Ora che è autunno e tutti se ne sono andati, e il mare si gonfia di creste bianche come arrivasse il Maestrale, ora la Torre Aragonese è tornata sola. Partiti, i turisti ubriachi di sole, che chiassosi si facevano i selfie fra le sue antiche mura. Ora un’antica pace si riprende questo pezzo di Gallura: rocce, brughiere, acqua di cristallo, e la striscia viola della Corsica, che appare e nella foschia scompare. Isola che non c’è, altra da noi, straniera.
Dall’alto della Torre massiccia, quattrocento anni fa, proprio la stessa linea viola le scolte stavano a vegliare. Lo straniero veniva da nord, rapido, con vascelli dalle larghe vele, e nelle giornate di foschia piombava rapinoso come uno sparviero. In quei giorni la compagnia di soldati stava all’erta, e sempre più di uno era in cima, su dalle scale erte, immobile, di vedetta. Pronto a gridare «allarme!», ad accendere una torcia fiammante a segnalare, ad altre scolte lontane, l’invasione.