A pochi mesi dalle elezioni in Italia e di fronte a un contesto europeo e internazionale attraversato da spinte indipendentiste e segnali di conflitto, i mercati finanziari si interrogano sul futuro. La maggioranza degli analisti sembra optare per un approccio realistico: danno per scontato che un certo margine di incertezza sia ormai fisiologico all’interno dei sistemi democratici, ma allo stesso tempo mettono in guardia gli investitori sulle attese relative ai rendimenti nei prossimi anni. Come per dire: se i governi sono instabili e gli equilibri geopolitici fragili, bisognerà accontentarsi di guadagnare meno. Questa tendenza sembra destinata a consolidarsi secondo l’analisi di un guru della finanza come Richard Flax, capo degli investimenti di MoneyFarm, gruppo internazionale di gestione del risparmio che opera tra l’Italia e il Regno Unito. Sul nostro paese, Flax ha le idee chiare: la riforma della legge elettorale italiana difficilmente garantirà da sola la governabilità. Ma allora c’è da preoccuparsi?
IL NODO DELLA LEGGE ELETTORALE. Visti tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato la politica europea e globale, un po’ di ingovernabilità non sarà certo in grado di far piombare i mercati nel panico, è la tesi riportata in un recente report. Il punto è che all’inizio del 2018, per vedere se le aspettative sono solide, gli occhi saranno tutti puntati sulla crescita globale, sui salari e sulla riforma Usa (che sarebbe in grado di assorbire parte delle valutazioni a stelle e strisce che restano comunque elevate). Preoccupa quindi meno l’instabilità politica, come se gli ultimi tre anni avessero allargato il campo del possibile, spostando più in là anche il confine del tollerabile. Del resto, il gran finale dell’ultima legislatura italiana non poteva che riservare l’ennesimo dibattito sulla legge elettorale, che è passata ormai da esserne uno degli obiettivi a diventarne la nota tragicomica: si è perso il conto delle proposte, dei comitati di saggi e costituzionalisti, degli errori politici, dei dibattiti e delle formule.
Senza voler entrare nel merito della riforma, il capo degli investimenti di MoneyFarm afferma che difficilmente questa garantirà da sola la governabilità, anche se favorisse la formazione di coalizioni. In questo quadro, gli investitori sembrano preparati all’eventualità che il risultato delle urne non darà un esecutivo stabile all’Italia. «Attenzione però – avverte Flax – la posizione del mercato azionario e obbligazionario ci fa pensare che nel futuro prossimo le prospettive di rendimento difficilmente rimarranno all’altezza degli ultimi anni. Tenere sotto controllo i prezzi di acquisto dei titoli è quindi d’obbligo in questa fase».
PIAZZA AFFARI A DUE VELOCITÀ. Quello della redditività degli investimenti in borsa è del resto un tema tutt’altro che sconosciuto. L’ultima rilevazione dell’area studi di Mediobanca ha messo in evidenza la performance negativa realizzata dalla Borsa di Milano rispetto ai principali 20 listini mondiali in termini di rendimento annuo globale (il cosiddetto total return) prendendo come riferimento l’arco di tempo che va dal 2006 al settembre 2017 in cui è stato il Nasdaq di New York a dimostrarsi il listino con i migliori risultati. Eppure, proprio la piazza finanziaria italiana sta attraversando un momento più che positivo, con la migliore crescita dell’eurozona registrata dall’inizio di quest’anno. È un po’ una corsa a due velocità: da un lato la borsa continua a crescere, superando i momenti difficili generati anche dalle continue crisi politiche, dall’altra gli investitori – e questo vale soprattutto per quelli di medio-lungo periodo e meno per gli speculatori – devono imparare a mettere in conto la variabile politica quando organizzano i portafogli anche in una fase di espansione.
Foto Borsa di Milano da Shutterstock