Come funziona la giustizia in Cina (e presto a Hong Kong)? Il caso Yu
Pochi giorni fa Deng Zhonghua, vicedirettore dell’ufficio cinese incaricato di mantenere i rapporti con Hong Kong e Macao, ha cercato di rassicurare la popolazione dell’isola a riguardo della nuova legge sulla sicurezza nazionale. «I principi che guidano il sistema giudiziario nella Cina continentale e a Hong Kong non sono granché diversi: c’è proporzionalità tra crimine e pena, le leggi non sono retroattive, indagati e imputati hanno diritto alla difesa e la presunzione di innocenza è garantita».
LA CONDANNA DI YU WENSHENG
Deng sa benissimo che tutti i principi elencati esistono solo sulla carta in Cina e la recente condanna a 4 anni di carcere dell’avvocato per i diritti umani Yu Wensheng lo dimostra. Yu è stato condannato per «incitamento alla sovversione del potere statale», esattamente uno dei capi di imputazione che introdurrà la nuova legge a Hong Kong. I “reati” commessi da Yu sono tutti di opinione: si è espresso su internet per appoggiare il movimento degli ombrelli a Hong Kong nel 2014, ha firmato su internet nel 2017 una lettera aperta criticando lo stile dittatoriale di governo del presidente Xi Jinping e invocando libere elezioni. Infine, ha difeso in tribunale un altro avvocato per i diritti umani, arrestato e accusato ingiustamente, Wang Quanzhang.
Come sia possibile affermare che nel caso di Yu la «proporzionalità tra crimine e pena» è stata rispettata è un mistero. Soprattutto se si considera che l’avvocato, incriminato nel febbraio 2019, è tenuto in cattività in una “prigione nera” e segreta fin dal 19 gennaio 2018, quando è stato arrestato e portato via mentre stava accompagnando il figlio a scuola a Pechino. In cattività è stato picchiato e torturato. Più volte familiari e il suo avvocato hanno chiesto di andarlo a trovare, ma le autorità cinesi non hanno concesso il permesso, citando una legge che prevede la possibilità di detenere in “residenza sorveglia in una località designata” (Rsdl) persone accusate di crimini che riguardano la sicurezza dello Stato.
«CONDANNATO IN SEGRETO, SENZA AVVOCATO»
Ancora una volta, è proprio di questi crimini che si occuperà la nuova legge cinese a Hong Kong, che sarà fatta rispettare da agenti provenienti dal continente. La condanna di Yu conferma i timori della popolazione della città autonoma anche su un altro tema delicato: il diritto alla difesa. Come dichiarato infatti dalla moglie dell’avvocato a Radio Free Asia, «Yu è stato condannato in segreto, mentre era solo in aula, senza che noi familiari o il suo avvocato venissero informati. Le autorità cinesi hanno completamente violato la legge e le regole di un giusto processo».
Come confermato dall’avvocato di Yu, Xie Yang, non gli è stato possibile difendere in aula il suo assistito. E la moglie ha ricevuto la notizia della condanna del marito solo dopo che è stato emesso il verdetto e solo perché ha telefonato alla corte distrettuale per chiedere informazioni.
COME PUÒ HONG KONG NON PREOCCUPARSI?
Se l’applicazione della legge in Cina equivale alla negazione di quegli stessi diritti stabiliti dalla legge, come potrebbe la popolazione di Hong Kong non essere preoccupata e spaventata per il futuro, ora che il governo cinese sta scrivendo una legge sulla sicurezza nazionale che colpirà l’intera popolazione dell’isola? Il governo cinese assicura che la nuova legge «colpirà pochi facinorosi», ma dal 7 luglio 2015, le autorità nel continente hanno arrestato e condannato oltre 200 avvocati per i diritti umani per reati di opinione, nella speranza di debellare una volta per tutte chi osa opporsi al regime.
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