Bari. ‘Senza la domenica non possiamo vivere’. Questa espressione dei martiri di Abitene è stata scelta quale tema del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale, conclusosi a Bari domenica 29 maggio, con la solenne celebrazione eucaristica di Papa Benedetto XVI. Il Congresso ha rappresentato per la comunità cristiana il riunirsi attorno al concetto cardine dell’Eucaristia, all’alba di un nuovo papato.
Chi ha interesse alla conoscenza, alla ragione, al senso del nostro esistere, non è potuto rimanere indifferente alle sue posizioni sul dogmatismo relativista. L’attacco alla costituenda dittatura del relativismo, «cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’», idea cardine dell’omelia del 18 aprile, ha creato un cortocircuito emotivo nella società e ha colpito il cuore della comunità religiosa. Per Ratzinger la Chiesa è minacciata da sirene pericolose che, filtrate sino al suo interno, rischiano di offuscarne la sua grande missione: «La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro». La Chiesa ha in essa la forza della verità, la forza della ragione, ma ha bisogno di ri-guardarsi, nel senso di tornare a guardare i valori su cui e per cui è fondata.
ciò che dice la fede è verità
Non è un compito facile per una Chiesa che vive all’interno della società del nostro tempo. Il presente trascura la grande questione di Dio, è sordo ai suoi richiami. Ed è qui che irrompe, con tutta la forza propria della ragione e della verità, la fede in Gesù Cristo. La fede parla alla nostra ragione, dà voce alla verità perché è stata creata appositamente per accoglierla ed è per questo che una fede senza ragione non è autentica fede in Cristo. La Chiesa di Ratzinger è la Chiesa della Dominus Jesus, manifesto ontologico di un cristianesimo in cui «la risposta adeguata alla rivelazione di Dio è ‘l’obbedienza della fede’, per la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente, prestando il ‘pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio che rivela’ e dando il proprio assenso volontario alla rivelazione fatta da lui’». La fede è dunque il punto d’arrivo e Ratzinger indicandocelo si fa ‘collaboratore della verità’: «sono giunto alla conclusione che in un’epoca di crisi, in cui siamo sommersi dal flusso delle verità scientifiche e in cui però le questioni umane fondamentali sono ricacciate nel soggettivo, abbiamo nuovamente bisogno di metterci alla ricerca della verità, abbiamo nuovamente bisogno del coraggio della verità». La verità ha bisogno del sostegno dei credenti, Ratzinger denuncia la mancanza di coraggio dei cristiani che non sempre con vigore professano «che ciò che dice la fede è verità. Si teme di mostrarsi intolleranti rispetto alle altre religioni o visioni del mondo. E i cristiani si rinsaldano a vicenda nel loro timore di una pretesa di verità troppo elevata».
Benedetto XVI, nella passata attività di vescovo, prese dalla terza Lettera di Giovanni, come motto ispiratore quello di ‘collaboratore della verità’. «Da questo punto di vista, queste parole antiche, che mi sono scelto come motto, definiscono aspetti della funzione di un sacerdote e teologo che deve cercare, in tutta umiltà, con piena coscienza della propria fallibilità, di diventare collaboratore della verità». La Chiesa vive della centralità della fede in Cristo e Ratzinger ammonisce: «Il cedimento morale di tanti cristiani, anzi la crisi stessa della Chiesa, hanno una causa. E questa causa è, per dirla chiara, l’indebolimento della fede. È impossibile vivere la morale cattolica se non si è più convinti, e fino in fondo, che Gesù Cristo è il figlio di Dio e che nel Vangelo è contenuto il progetto divino per l’uomo».
la chiesa, anima della salvezza
«La vera salvezza dell’uomo non va cercata nelle strutture sociali ma nella sua anima». In nome di questa verità la Chiesa non deve contribuire al primeggiare del materiale sull’immateriale. La redenzione è nella Verità di Dio, nella Parola di Dio, nella Liturgia, nell’Eucaristia, come ricordato a Bari. «Se vogliamo maturare una comprensione adeguata della Chiesa, dobbiamo considerarla da un punto di vista liturgico. Là, dove è più che mai se stessa, lì viene investita dal soffio dello Spirito e rinnovata continuamente dal Signore». Quella Chiesa a cui Cristo ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» e che fino al suo ritorno sarà «il suo spazio vitale, il suo organismo, il suo corpo, la sua vigna».