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Cinema – Mary Poppins ritorna, senza originalità ma con passione per la fantasia

Di Amedeo Badini
19 Dicembre 2018

C’è una scena precisa nel Ritorno di Mary Poppins che rende plateale quanto un presunto sequel sia, di fatto, un preciso remake del classico del 1964: parliamo del ballo dei lampionai, in un’atmosfera nebbiosa così simile allo scatenato Step in Time. L’ultima opera cinematografica  in cui Walt Disney ha avuto un forte ruolo, in cui musica e animazione si fondevano in un affresco della Londra vittoriana con attori da vertigine, rivive in questo nuovo capitolo che procede per ammiccammenti e con la stessa scansione narrativa originale. Abbiamo di nuovo un padre da salvare, gli spazzamini vengono sostituiti dai lampionai, una canzone permette di fare il bagno invece di mettere in ordine la stanza, passiamo tempo in una stanza a rovescio invece che volteggiare ridendo sul soffitto, i palloncini prendono il posto degli aquiloni ed entriamo in una porcellana dipinta invece che in quadro di gesso sul marciapiede.

Questo preambolo non dovrebbe stupire il lettore attento. Da qualche anno la Disney opera un meticoloso lavoro di remake live-action di alcuni capolavori animati – dal Libro della Giungla a Cenerentola, passando per il fastidioso La Bella e la Bestia – con risultati assai modesti da un punto di vista critico,  ma eccellenti da quello economico. Ecco quindi il senso di questa pellicola e delle future Dumbo, Aladdin e Re Leone. Una tendenza che non approviamo, ma che in questo caso, comunque, funziona. Manca l’originalità,  ma viene rimpiazzata da una colonna sonora di livello, in cui a fare il mattatore è il rustico Lin-Mannuel Miranda. I pezzi musicali guidano lo scorrere del film, con ritmo e gusto. La scena in acqua è ben riuscita, così come la parte in scrittura mista in cui gli animali antropomorfizzati non possono non richiamare quelli di Pomi d’Ottone e Manici di Scopa. Inoltre, non manca nella pellicola il rispetto del classico, che vive con strizzate d’occhio ben fatte e che coccolano lo spettatore. Dick Van Dyke è un monumento vivente, Angela Lansbury una dolce signora che, con poche mosse, scuote la fantasia, così come rivedere umani interagire con animazione 2D in un panorama di porcellana. Ma, oltre a questo, che cosa resta? Non molto, effettivamente.
La trama così smaccatamente calco del 1964 non fa che confermare un’assenza di idee conclamata. Tripudio a Meryl Streep, che incarna perfettamente un personaggio surreale del tutto in linea con Mary Poppins, ma è un piccolo barlume di novità. La cornice temporale della Grande Depressione del 1929 non è altro che chiaro specchio dei giorni nostri, così come la protervia finanziaria, messa alla berlina anche nel 1964. Ma se all’epoca c’era la geniale scena dell’assalto agli sportelli bancari, qui l’aspetto corrosivo è del tutto assente, anzi, la salvezza arriva proprio da quei due, magici e maledetti, penny, in una beffarda conclusione. E ad essere spuntato è anche il personaggio da salvare. Se prima c’era il magnfico Mr. Banks alias David Tomlinson, figura trasfigurata del vero padre dell’autrice del libro, PL Travers – come abbiamo scoperto in quell’eccezionale Saving Mr. Banks – qui abbiamo il povero Michael, il figlio rimasto vedovo e assolutamente in balia degli eventi, ombra d’uomo senza verve e senza ricordo del suo passato. Ben Whishaw interpreta un personaggio spiacevole, in fondo, lo specchio odioso con cui dobbiamo venire a patti: quello in cui la realtà sbiadisce di fronte alle nostre fantasie di bambini, alla forza dei sogni e a quella nostaglia di un passato migliore. Ecco, solo in questa chiave di lettura il sequel/remake acquista un senso. Può cambiare la cornice, ma resta intatta quella voglia di spezzare le catene e di guardare lontano. Mary Poppins diventa cosi il baricentro di questo desiderio: Emily Blunt realizza un buon lavoro, pur esagerando nella serietà. D’altronde è questa la sua strategia: negare l’evidenza per aprirci gli occhi e vedere il mondo nella maniera corretta. Tra ombre e nebbia c’è sempre un barbaglio di colori sfavillanti e, aquiloni o palloncini che siano, vi permetteranno, ancora una volta, di volare alto. Ecco perché un film come questo non è mai superfluo. Ci fa sentire meno soli in quella sfida quotidiana di rendere possibile l’impossibile, e continuare a sognare.

Il ritorno di Mary Poppins (Mary Poppins Returns), 2018, regia di Rob Marshall, con Emily Blunt, Lin-Manuel Miranda, Ben Whishaw, Emily Mortimer, Dick Van Dyke, Angela Lansbury, Colin Firth, Meryl Streep, Walt Disney Pictures, 130’, dal 20 dicembre 2018 nei migliori cinema

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