In Cina, sono state arrestate 19 persone accusate di aver “provocato incidenti” durante i disordini dei giorni scorsi nel cuore industriale del paese. Le violenze registrate nella provincia del Guangdong, negli ultimi giorni, sono state l’ultimo episodio di tensione in un paese che reprime duramente il dissenso.
Gli scontri nel Xintang, un distretto della grande area del Guangdong, sono iniziati il 10 giugno, innescati dalle voci secondo cui la polizia aveva picchiato a morte un venditore ambulante e malmenato la moglie incinta. Le immagini televisive hanno testimoniato i tumulti: centinaia di agenti nelle strade, veicoli distrutti, persone che lanciavano bottiglie e mattoni contro la polizia e atti vandalici. L’agenzia ufficiale Xinhua ha pubblicato oggi un lungo articolo sulle divisioni sociali e la diseguaglianza di ricchezza tra la gente del posto e i migranti nell’area.
Secondo le statistiche ufficiali, lo Xintang ha una popolazione di circa 200 mila persone, ma ancci sono 500 mila, forse anche 600 mila lavoratori immigrati non registrati e che non avendo la residenza, non possono avere accesso ai servizi pubblici. I tumulti del Guangdong hanno seguito una protesta di massa nell’Hubei, il 9 giugno, in cui 1.500 persone si sono scontrate con squadre in assetto anti-sommossa per la presunta morte, mentre era in stato di fermo, di un legislatore locale.