Cina. Dite a mons. Sorondo che nel suo paradiso comunista «i minori non possono più entrare in chiesa»

Di Leone Grotti
11 Febbraio 2018
Il cancelliere della Pontificia accademia delle scienze ha detto che la Cina è il paese che «meglio realizza la dottrina sociale della Chiesa». I regolamenti appena approvati da Pechino equiparano chiese e night club.

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Il primo febbraio sono entrati in vigore in Cina i nuovi regolamenti che tutte le religioni dovranno rispettare. Come abbiamo già scritto, soprattutto i milioni di fedeli della comunità cattolica clandestina rischiano ora l’arresto e multe astronomiche anche solo se verranno scoperti a pregare, per non parlare della partecipazione alla messa, rigorosamente proibita. Una delle regole più controverse è inoltre quella che vieta ai “minori di 18 anni” di entrare nelle chiese, anche quelle ufficiali.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”] «MINORI NON POSSONO ENTRARE». Come rivelato da Ucanews, un sacerdote della comunità clandestina di Shanghai ha fatto sapere a tutti i fedeli della sua comunità di non recarsi più a messa, perché per le chiese non registrate è vietato radunare in preghiera i fedeli. Un sacerdote dell’Hebei ha invece raccontato di aver ricevuto la visita dei funzionari del partito locale: «Mi hanno obbligato a mettere all’entrata della chiesa un cartello con scritto: “Ai minori è fatto divieto di entrare”. Hanno minacciato di chiudere la chiesa se non lo farò».

CHIESE COME I NIGHT CLUB. Padre Pietro, sacerdote cattolico della Cina centrale, ha invece dichiarato di aver visto i cartelli di divieto già affissi all’entrata di molte chiese nella provincia dello Xinjiang. Come notano molte altre fonti, ci sono solo altri due luoghi in Cina dove i minori non possono entrare: i club a luci rosse e gli internet bar, entrambi accusati di pervertire le menti dei giovani. L’unica differenza è che «quando un giovane entra in un internet bar la polizia e il governo chiudono un occhio. Invece il divieto di prendere parte a incontri religiosi viene applicato in modo rigidissimo. È ridicolo».

«CREDERE NEL PARTITO COMUNISTA». Una donna cattolica dell’Henan ha osato affidato a internet le sue rimostranze: «Le chiese dove ci riunivamo di solito sono state chiuse. A scuola insegnano ai bambini a credere nel partito comunista e a non seguire nessuna religione. Il responsabile del partito della nostra zona sta facendo il tour dei villaggi per assicurarsi che nessun simbolo religioso e nessuna croce sia visibile». Poiché tutte le chiese devono registrarsi, per la comunità clandestina «lo spazio vitale sta diventando sempre più piccolo».

PARADISO DI MONS. SORONDO. Questo è quello che succede da inizio febbraio dovunque in Cina che, per inciso, è stata appena definita in un’intervista a Vatican Insider dal cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, come la nazione che «in questo momento realizza meglio la dottrina sociale delle Chiesa». Secondo l’alto prelato militano proprio nel partito comunista cinese quelli che «tengono al bene comune e subordinano le cose al bene comune». Eppure la dottrina sociale parla chiaramente della libertà religiosa come «un diritto umano fondamentale». Impedire ai giovani di entrare nelle chiese, paragonandole ai night club, non sembra proprio degno del paradiso comunista di monsignor Sorondo.

@LeoneGrotti

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