
Chetempichefa. Che cosa succede a sette mesi dal nostro nuovo inizio

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Maestri antichissimi tramandano una legge di natura secondo la quale l’universo si struttura sulla base di sonorità luminose cristallizzate dagli occhi umani, che solidificano la realtà come lo sguardo di Medusa: vibrazioni luminescenti ordinate dalla legge musicale dell’Ottava. Si tratta della conosciutissima sequenza di note – DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO – riscontrabile in ogni aspetto della vita, la cui regolarità è interrotta due volte per mancanza del semitono, il tasto nero del pianoforte: nel passaggio dal MI al FA (al compimento del ritmo ternario) e dal SI al DO (idem, ma settenario). In poche parole, e non soltanto per chi capisca di musica (io suono poco più che l’ocarina): dopo tre secondi, tre minuti, tre ore, tre giorni, tre mesi, tre anni e così via dall’inizio di un processo naturale (dalla crescita del feto alla storia d’amore tra adulti, passando per il lavoro e lo sport), si crea un vuoto da riempire poiché la vibrazione-guida entra in una fase di stallo, quasi una sincope. A maggior ragione il principio vale quando si raggiunga il momento di svolta dal sette all’otto, quando si ricomincia tutto da capo ma su un piano ulteriore.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Basti un esempio: ogni sette anni il nostro organismo ricambia completamente le proprie cellule e, per compiere questo capolavoro magico, è necessario superare le due fasi di crisi sopra citate. Il momento più delicato nella vita di un uomo arriva subito dopo i 49 anni (7×7), chiamato dai saggi climaterio maggiore. Ma come fa la natura, come facciamo noi bipedi, a oltrepassare il momento clou? Qui entrano in gioco alcune forze, soltanto in apparenza misteriose, che inducono a spezzare il ritmo e rilanciare il corso degli eventi. Bisogna ascoltare e assecondare questo gioco di forze dal profondo, che si chiama choc addizionale (ne fa cenno Franco Battiato in una sua canzone), pena la caduta nell’inerzia negativa, nell’entropia che esaurisce e spegne le possibilità vitali. Se non esistesse lo choc addizionale, non comincerebbe mai a piovere oppure, una volta aperte le porte del cielo, l’acqua non smetterebbe più di cadere dalle nuvole.
Anche Tempi, ovviamente, è sottoposto a questa legge superiore. Il suo nuovo corso iniziato con l’anno solare, e propiziato dall’ingresso di due nuovi soci magnanimi, sta entrando nella fase critica del settimo mese, occorre rilanciare per non giacere nel limbo. Sicché, da giovedì prossimo, in edicola e altrove troverete un settimanale rinnovato nella forma grafica, più bello e più pensato, più convincente e più costoso (si passa da 2 a 3 euri) o meglio: un filino meno economico, a giudicare dal prezzo medio-alto dell’offerta circostante.
Tempi è il luogo ideale in cui si addensa una piccola ma preziosa comunità di lotta e di pensiero, un giornale che declina l’amore per la Vita e la Patria nel senso verticale di una rivoluzione conservatrice. Siamo urgentemente inattuali e inattualmente urgenti, non calamitiamo né fondi pubblici né valanghe di pubblicità, bastiamo a noi stessi. È tuttavia necessario che la nostra comunità si mobiliti in uno sforzo non soltanto economico ma di prospettiva, di presenza nel discorso pubblico e nel territorio nazionale.
Aiutateci ad accrescere e ramificare la conoscenza di Tempi (edicola), per poi stabilizzarla (abbonamenti), sostenetelo nelle forme che preferite (organizziamo un convegno in ogni città?), trovate nuovi sostenitori consanguinei (assegni pesanti per un’impresa corsara). Ripeto: non è una questione esclusivamente finanziaria, è energia per andare avanti al meglio. Alla natura si comanda anzitutto obbedendole.
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