Che due palline ‘sti temi di Maturità

Di Carlo Simone
23 Giugno 2022
A parte l'usato sicuro su Pascoli e Verga, le altre tracce sono deludenti. Perché fa così paura chiedere ai ragazzi qualcosa di più pepato dello scontato?
Gli studenti del liceo paritario scienze umane Sacra Famiglia affrontano la prova scritta per l'esame di maturità a Torino 22 giugno 2022

Gli studenti del liceo paritario scienze umane Sacra Famiglia affrontano la prova scritta per l'esame di maturità a Torino 22 giugno 2022

22 giugno 2022, cominciano gli esami di maturità. E c’è un je ne sais quoi di attesa nell’aria, dal momento che per la prima volta nell’era post-Covid torna il tema, uguale per tutti i maturandi da Bolzano a Mazara del Vallo. Iniziativa che aveva fatto nascere un certo qual ottimismo nei confronti della serietà delle intenzioni degli attuali inquilini del Miur, anche perché prontamente osteggiata dai soliti collettivi di fancazzisti, il che è sempre un buon segno.

Nell’ora in cui scrivo gli ultimi candidati staranno scemando dagli istituti scolastici in cerca di un panino, e ho una buona notizia: per fortuna io, non essendo quest’anno in commissione, non devo correggere i temi.
Eh sì. Perché alla buona idea di far risorgere il tema ha fatto seguito un triplo salto carpiato all’indietro, che un po’ dice che le pressioni dei fancazzisti di cui sopra hanno infine avuto buona risonanza al Miur, e un po’ suggerisce qualcosa di più grave.

Senso critico latitante

Innanzitutto le tracce più nobili: le analisi del testo. Voci di corridoio sussurravano che sarebbe toccato nientemeno che a Pier Paolo Pasolini, in occasione dei cent’anni dalla nascita. Ma vuoi mica proporre un profeta tanto caustico dei tempi odierni, nonché un autore morto letterariamente parlando l’altro ieri, nel 1975? Meglio l’usato sicuro: due giovani promesse come il tandem dei Giovanni, Pascoli e Verga. Giganti, per carità, che però di solito si fanno addirittura in quarta liceo. Della serie: per essere sicuri che voi studenti ci capiate qualcosa, ne scegliamo due che di certo avete fatto in classe, perfino nella scuola più disastrata del Belpaese.

Il che implica, da un lato, riconoscere che gli anni della Dad siano stati qualcosa di simile a tempo perso, e quindi dar ragione ai manifestanti pro sei politico di cui sopra. E al contempo significa non dar credito né alla possibilità che a scuola si sia lavorato un pelino di più dello stretto indispensabile, né alla capacità dei ragazzi di destreggiarsi con testi un po’ più pepati.

Ma è effettivamente il senso critico il grande latitante di queste tracce, se si considerano gli argomenti prescelti per le restanti. Li riassumo: le leggi razziali, cioè il razzismo; i cambiamenti climatici; il Covid; la musica; internet e i cellulari.

Insomma, che amarezza

Che due palle, verrebbe da dire. O meglio, che due palline, come quelle dei lumi che si sono scervellati per arrivare a cotanta altezza. Ma è l’esame di maturità o il Tg1? Ci crediamo davvero che i ragazzi abbiano qualcosa da dire, o per paura di ascoltare vogliamo sentirci ripetere dai pappagalli ammaestrati ciò che già cantiamo e suoniamo in ogni salsa? O peggio ancora: scegliamo apposta argomenti sui quali oggigiorno un onesto confronto intellettuale non c’è, essendo invalso soprattutto a livello mediatico il pensiero unico, per accertarci che non si pensi più, e che si obbedisca e basta? Palline che sarebbero state almeno palle, se all’elenco non fosse mancata giusto l’identità di genere; ma forse i lumi hanno considerato che per il giovine italico popolo bue fosse ancora un filo troppo presto propinarlo alla maturità. Metti che qualcuno avesse nonostante tutto qualcosa da ridire.

Insomma, che amarezza. Che occasione buttata. Quel che resta di positivo, come sempre, sono i ragazzi, quelli liberi da polemiche futili, che ho visto apprestarsi ad azzannare questo esame con occhi da leoni. Aver preso la penna in mano è comunque meglio che non averlo fatto. Non ho dubbi che si sbraneranno queste s-traccette e che sia nella prova di indirizzo (forse per fortuna, verrebbe da dire a questo punto, creata internamente dai docenti di ciascuna scuola) che all’orale si faranno valere.

Perché sono assai più in gamba di quanto risulti dalle parti di Roma.

Foto Ansa

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