
Centrodestra. Alla conquista di una prateria

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Morendo Tiziana ha detto molte cose. Non ha retto alla dissoluzione del suo “io” che lei stessa aveva consegnato all’acido muriatico di finti amici, con cui il legame era il gioco del sesso. Ecco, ha comunicato questa verità sul nostro tempo. Discutere sulle sue colpe è puerile, e anche sulla cattiveria del web. Il web rispecchia il disprezzo per l’altro che c’è comunque, e di cui i social media sono solo moltiplicatori rapidissimi. Ma il vuoto c’è a prescindere da essi, e la cattiveria pure.
Boris non dirà mai nulla contro chi muore solo. E neppure ritiene giusto scherzare su chi non ha potere. Per questo è stato atroce che Tiziana sia stata ridicolizzata in vita. Ed è infame giocare alla satira sui morti di Amatrice. Sono stato rimproverato per aver suonato il controcanto su Carlo Azeglio Ciampi. Ma Ciampi, persona amabile e dignitosa, è stato un uomo pubblico, ha avuto un’ascesa baciata da tutti. L’elogio assoluto, la glorificazione della sua onestà, si è trasformata in culto pagano. E allora la critica – senza mai pretendere di giudicare la coscienza – è un esercizio salutare: siamo polvere, senza Dio che salva e perdona, siamo un niente, e la gloria di una vita potente è vanità.
Una sorta di nuovo Berlusconi
Finita questa tirata, un po’ russa, alla Boris insomma, passo alla politica. Così effimera è così importante. Una cosa in questi giorni si è fatta chiara. Che non sono i Cinque Stelle la soluzione del problema ma un problema in più. Sono una forza antisistema che sembra la sua brutta copia. Il caso di Roma non è uno scivolone dovuto ai pasticci spaventosi dell’Urbe, ma esprime l’essenza ignorante e presuntuosa di questo movimento che vuole pulire la faccia della politica con le mani sporche di nepotismo e incompetenza. A me dispiace, non so a voi. Perché avere una possibilità nuova e di qualità, pur nel disaccordo su tante cose, era una chance per l’Italia. Ora sappiamo che se dovessero vincere le elezioni, avremmo consegnato il timone del governo a un club goliardico guidato da un comico con le luci della ribalta fulminate.
E allora? La sinistra è divisa e guerreggia. Renzi è forte con le chiacchiere, coi fatti basta guardare i dati del Pil: zero virgola. Sul centrodestra? Quello che sta capitando a questa Italia mal governata dalla sinistra, e a Roma, apre praterie per il consenso ai partiti non di sinistra e non grillini. Per 20 anni il leader di questa area è stato Berlusconi. Ha inventato politica. Ancora oggi ha un seguito personale senza paragoni, e resta uomo con una capacità unica di percepire desideri e umori degli italiani, pur non potendo, causa età e inibizione a candidarsi, essere leader a tutto tondo. Ha scelto allora una sorta di nuovo Berlusconi, uguale all’originale sarebbe impossibile, ma in qualcosa vorrebbe gli somigliasse: facendo balenare un sogno come il Cavaliere fece nel 1994. Un sogno liberal-popolare, definizione che equivale a democristiano e riformista, conservatore e antistatalista. Meno tasse, più sicurezza, ma senza le ruspe di Salvini. Questo è l’identikit cui vorrebbe somigliare Stefano Parisi per meritarsi l’investitura di nuovo leader del centrodestra. Ha ricevuto diffidenza da Salvini, e questo ci sta: è una alternativa evidente alla egemonia leghista. Ma è spiacevole che cerchino di farlo fuori i colonnelli di Forza Italia. Sono gelosi, e danno uno spettacolo piuttosto penoso. Si augurano che si sfracelli per spartirsi le spoglie di un partito morto.
Un giudizio e un pronostico
Vedremo se Parisi, senza bisogno di rifugiarsi da papà Silvio, riuscirà a convogliare su di sé una speranza di riscatto di tanti che non si ritrovano rappresentati in forze politiche. Sarà il caso che elabori un programma fatto di cose e non di slogan. L’Italia ha bisogno di un centrodestra di governo e dotato di persone che si facciano riconoscere, più che dai volti nuovi, dalle teste di qualità. Ma io direi anche che questo tempo richiede soprattutto anime coraggiose e capaci di amare questo popolo e questo paese. Boris osa un giudizio, sperando di sbagliare. Parisi è il perfetto campione di un centrodestra moderno, europeo, liberale. E, in quanto tale, è radicalmente inutile, sovrapposto alla sinistra sui temi etici e su quasi qualsiasi altra cosa – meno che su tasse e statalismo, e non è poco, certo. In più ha l’appeal tipico del moderato di destra (leggi: nessuno). Poche cose mi stupirebbero di più di un suo successo elettorale vero, e in ogni caso ne sarei quasi demoralizzato.
Foto Ansa
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3 commenti
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M5S è più sinistra che destra (anche se qualche volta gli estremi si toccano).
Il centrodestra italiano liberale non lo e’ mai stato. Sono moderati, cioè’ non fanno niente, solo rafforzare la protezione dei già’ protetti. Ce le ricordiamo le tasse che ha abbassato berlusca. Boris baciapile. Solo con gente estranea a questi politici ventennali sara’ possibile fare qualcosa.
Boris rende un pessimo servizio a Parisi, dicendo che Berlusconi, che niente di meno “ha inventato la politica”, ha messo li Parisi perché lui e’ sostanzialmente impossibilitato a salvare l’Italia.
E rende un pessimo servizio a se stesso, questionando sulla moralità di Ciampi e ammonendo che non si deve santificare e poi riparte col disco rotto della santificazione di Berlusconi.
E rende pessimo servizio agli elettori dei 5 stelle (e in generale di chi non vota più CD): se non capisce le ragioni del loro voto questi mai e poi mai voteranno centro destra in futuro.