Gentile Direttore, purtroppo anche in questo nuovo anno scolastico ed accademico si è dovuti tornare, in diversi contesti e posizioni geografiche, alle prese con la Dad e tutto il campionario di conseguenze che porta. Non voglio soffermarmi sulla complessità del tema in sé né dal punto di vista pedagogico né da quello sull’opportunità che fosse attivata, perché non mi compete e non ho elementi adeguati per giudicarlo.
Penso che come circostanza storica, dopo quasi due anni, se ne sarebbe fatto volentieri a meno, che ognuno abbia le sue responsabilità e che debba esercitarle affinché tutto possa svolgersi al meglio, e perché certe condizioni possano durare il minor tempo possibile. Mi interessa però approfondire la sfida che ciascun insegnante/educatore si trova rinnovata sul proprio cammino. Mi sono imbattuto più volte in cortei di giovani studenti delle superiori manifestanti contro la Dad, ed è interessante che, più o meno coscientemente, inizino a dire “io”, ad esprimere una sorta di giudizio, a prendere posizione.
Quello che vedo necessario è che giovani come questi trovino davanti a loro adulti, adulti veri, che prendano sul serio questo loro grido, ma che aiutino a vedere oltre lo strumento (Dad): qual è il bisogno di questi ragazzi? Perché la didattica a distanza non può essere appena il tema?
Seminato da don Giussani ed innaffiato abbondantemente da don Carron io come persona vedo come sfida quotidiana del mio lavoro, in qualità di direttore di Collegio universitario di merito, la necessità di trovare una strada per ciascuno dei ragazzi che mi sono affidati. Come? Gettando a mia volta dei semi, innaffiando, dove è secco e dove germoglia, non dando mai per perso alcun terriccio, anche il più arido.
Dai gradini del Berchet alla scuola vissuta nei miei anni giovanili a Rimini, alle aule universitarie, alle postazioni pc nella propria cameretta la sfida rimane sempre la stessa: essere guardati, essere chiamati per nome, avere la possibilità di qualcuno che vuole fare il cammino della vita insieme a me, didattico ed educativo necessariamente insieme.
Di fronte a questa battaglia spesso si tende a vedere la scuola come già sconfitta in partenza, sui media e non solo. I ragazzi questo lo recepiscono, benissimo, a qualunque età. E cercano adulti a cui aggrapparsi, adulti guardando i quali si possa dire: c’è speranza.
È possibile vivere la sfida educativa, oggi, davanti ad una qualsivoglia piattaforma online, nelle forme e modalità che la creatività di ciascuno, plasmata da una esperienza vera, può esprimere?
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