Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Con la sua offerta di 40 milioni per la quota di minoranza dell’area formazione ed eventi, giusto il doppio rispetto alle attese, il fondo Palamon Capital Partners fa un ingresso da protagonista sulla scena del risanamento e rilancio del Sole 24 Ore. I 20 milioni in più, rispetto alla proposta concorrente dell’Università Luiss, rappresentano una tale boccata d’ossigeno per il rafforzamento patrimoniale del quotidiano di Confindustria, da far prendere una piega del tutto nuova e più ottimista anche all’operazione di aumento di capitale di 50 milioni deliberata dall’assemblea dei soci del 28 giugno. Ricordiamo che secondo le previsioni iniziali dello stesso cda, l’intervento complessivo di rafforzamento del giornale sarebbe dovuto essere di 70 milioni, di cui 50 milioni da aumento di capitale e 20 da iniezione di liquidità. Con l’inatteso arrivo di Palamon, tale intervento diventa di colpo pari a 90 milioni.
Come ha ammesso lo stesso presidente del gruppo Sole, Giorgio Fossa, nel commentare la notizia, «è chiaro che con un polmone significativamente più grande abbiamo di fronte una situazione che ci dà maggiore tranquillità». Come a dire: non abbiamo più l’acqua alla gola e ce la possiamo anche prendere un po’ più comoda nello scegliere i partner giusti. Palamon Capital Partners è un fondo d’investimento panaeuropeo di diritto inglese con interessi anche in Italia, paese in cui negli ultimi anni ha portato a termine alcune operazioni insieme con il gruppo Dea Capital della famiglia De Agostini (la società Sigla Credit di Conegliano è uno di questi dossier). Non solo. Nel board degli advisor di Palamon siede il presidente di Dea Capital, Lorenzo Pellicioli, a testimonianza degli ottimi rapporti esistenti tra i due gruppi nel settore del private equity.
Questi elementi hanno già fatto fantasticare in molti su un possibile interesse della famiglia De Agostini per il quotidiano di Confindustria e creato delle attese. Ma al momento restano solo delle illazioni che non trovano riscontro. In futuro si vedrà. Quello che appare interessante è proprio la potenzialità dell’operazione di cessione dell’area formazione ed eventi che nella prospettiva dei prossimi tre-cinque anni potrebbe riservare qualche sorpresa. Secondo alcune fonti finanziarie, infatti, nel contratto che sta per essere sottoscritto sarebbe prevista un’opzione che darebbe la facoltà a Palamon di salire ulteriormente nel capitale della società raggiungendo il 100 per cento.
I tempi non sono brevissimi, considerato anche il complesso iter che in casi come questo passa attraverso le autorità di vigilanza, ed è molto probabile che per arrivare a delineare un nuovo assetto azionario del quotidiano di Confindustria si arrivi a fine ottobre, quando peraltro sono previste alcune scadenze cruciali per il rimborso del debito con le banche. Troppo presto, quindi, per ipotizzare quali potranno essere gli investitori interessati a partecipare all’aumento di capitale. Le voci su un possibile coinvolgimento del gruppo Caltagirone si sono andate sempre più affievolendo fino a sembrare, al momento, una possibilità piuttosto remota. Di recente l’imprenditore romano ha avviato il delisting della Caltagirone Editore che ha in cassa 130 milioni di euro e questa mossa era sembrata coerente con un possibile impegno nel Sole. Ma fonti vicine all’editore del Messaggero e del Mattino escludono che allo stato ci sia un tale interesse. Se questa freddezza sia dovuta anche a un mancato gradimento da parte di Assolombarda, difficile dirlo. Ma potrebbe essere.
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