
Cassazione: «Ridurre le condanne per piccolo spaccio». Potrebbero uscire dal carcere 9mila persone

Le sezioni unite della Cassazione oggi si sono espresse dando il via libera alla ridefinizione delle pene, al ribasso, dei condannati con la legge Fini-Giovanardi che la Consulta aveva dichiarato illegittima lo scorso 12 febbraio.
I MOTIVI DELLA DECISIONE. I supremi giudici presieduti dal primo presidente di Cassazione Giorgio Santacroce oggi hanno infatti accolto il ricorso presentato dalla procura di Napoli contro la decisione del tribunale del capoluogo campano di negare a un condannato recidivo per piccolo spaccio il ricalcolo della pena. Il condannato aveva presentato il suo ricorso dopo la sentenza della Consulta del 2012, che già aveva dichiarato incostituzionale la Fini-Giovanardi sul punto in cui vietava la concessione di attenuanti nel caso dei recidivi. Ma la Cassazione oggi nella propria decisione, dando ragione al condannato, ha ripreso anche la sentenza della Consulta di quest’anno che ha ripristinato la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Per la Suprema corte dunque i giudici dell’esecuzione chiamati al ricalcolo delle pene dei condannati definitivi, dovranno riconteggiare al ribasso le pene, attenendosi alla legge Iervolino-Vassalli che è stata ripristinata dopo la decisione della Consulta di quest’anno.
LA CASSAZIONE: «FUORI MIGLIAIA DI DETENUTI». Secondo quanto hanno dichiarato fonti della Cassazione, dopo la sentenza di oggi «Potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio». Di conseguenza, ammoniscono dalla Suprema corte, «aumenterà di molto il lavoro dei magistrati dell’esecuzione della pena». Precisamente, secondo le stime, sarebbero 9mila i condannati per spaccio di lieve entità attualmente in carcere, che potrebbero vedere un ribassamento della pena.
«IL VERDETTO NON RIGUARDA I TRAFFICANTI». Dal verdetto di oggi, però, hanno precisato le stesse fonti della Cassazione «Non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l’associazione a delinquere». Si tratterebbe, sempre secondo le stime, di altre 5mila persone detenute, per le quali la situazione attuale non cambierebbe.
«IN REGOLA CON CORTE DI STRASBURGO». Secondo Giuseppe Maria Berruti, direttore del massimario della Cassazione, «La decisione della Cassazione mette l’Italia al passo con la giurisprudenza di Strasburgo e, insieme alle due sentenze della Consulta, ci mettono più “in regola” con la carta dei diritti dell’uomo».
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