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Tre premesse antipatiche. La prima: quella degli affitti per gli studenti non è un’emergenza. È un problema «strutturale che da anni riguarda gli affitti nelle grandi città. Affitti che non pagano solo gli studenti, ma anche gli operai, le famiglie» (Luca Ricolfi) e come tale va affrontato. La seconda: porsi il problema degli alloggi per gli studenti fuorisede non significa, lato Stato, porselo per tutti, ma necessariamente darsi delle priorità. E cioè guardare in primis agli studenti «capaci e meritevoli» ma «privi di mezzi» (articolo 34 della Costituzione), non all’utopia del pagare l’affitto ad ogni fuorisede per il solo fatto che “studia”.
La terza, la più indigesta al popolo in tenda: il problema del caro affitti nelle città universitarie più attrattive d’Italia non è innanzitutto un problema sociale o politico, ma di mercato. Di costi di materie prime, valori delle aree e incremento dei tassi d’interesse che lo hanno acuito negli ultimi anni. Pertanto non sarà lo Stato ...
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