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Carceri. Perché il Dap se la prende con Antigone? «Hanno paura che la verità arrivi in Europa?»

Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria invita i direttori dei penitenziari a non fornire dati e informazioni all'associazione Antigone. La battaglia sui numeri e la multa europea. Bernardini: «Sono stupita»

Chiara Sirianni
11/04/2014 - 11:14
Interni
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Il governo di Matteo Renzi ha tempo fino al 28 maggio prossimo per convincere la Cedu di aver cambiato rotta. Le carceri italiane sono un’emergenza esplosiva che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si è ritrovato sul tavolo. E che va affrontata subito, per evitare multe dalla Corte di Strasburgo. Nel frattempo, la tensione sale. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha inviato una circolare ai direttori delle carceri perché non forniscano più dati e informazioni sugli istituti penitenziari all’associazione Antigone. «Onde evitare – scrive il Dap – incoerenze pregiudizievoli all’immagine esterna dell’Amministrazione».
Antigone è un’associazione di volontariato attiva nelle carceri da quasi trent’anni, lavora per renderle più umane, annovera parlamentari e giuristi tra i suoi aderenti ed è interlocutore di governi ed enti locali. Le visite degli osservatori di Antigone negli istituti penitenziari italiani sono autorizzate dal ministero della Giustizia e il frutto di questo lavoro di monitoraggio viene riassunto in un rapporto.
«Dal 1998 – spiega il presidente, Patrizio Gonnella, in una lettera al Dap – l’associazione è autorizzata a svolgere attività di osservazione e, salvo una brevissima parentesi ai tempi del ministero guidato da Roberto Castelli, abbiamo sempre potuto svolgere serenamente le nostre visite e raccogliere informazioni dai direttori. Questa nota ci pare un pericoloso passo indietro».

INFORMAZIONE E DATI. Nella circolare del Dap, datata 25 marzo, «si ritiene opportuno che le richieste di dati e informazioni sugli istituti penitenziari italiani presentate dall’associazione “Antigone” siano indirizzate direttamente a questo Dipartimento, il quale provvederà a valutarle secondo le linee di massima trasparenza alle quali si ispira». Il problema è che doversi rivolgere non più ai direttori ma all’amministrazione centrale, secondo il presidente di Antigone, «ritarda l’assunzione di informazioni di rilevanza pubblica». Inoltre così facendo il Dap «dà l’impressione che si sia qualcosa da nascondere o un’assenza di fiducia rispetto alle direzioni periferiche».
Di fatto rischia di venire ridotta l’opportunità di informare correttamente l’opinione pubblica intorno alle condizioni di vita nelle carceri che dipendono molto dal tasso di affollamento, dalle presenze, dai posti letto disponibili. Gonnella infine chiarisce come Antigone non chieda dati e informazioni sensibili o che riguardano la sicurezza penitenziaria: «Siamo interessati solo a dati che ci consentono di informare correttamente l’opinione pubblica sui temi che ineriscono il mandato costituzionale della pena. L’immagine esterna dell’Amministrazione è meglio tutelata da un rapporto trasparente con le organizzazioni non governative».

LE CONDIZIONI DEI CARCERATI. La polemica sulle cifre ufficiali si inasprisce in giorni particolarmente complicati. Il 28 maggio l’Italia dovrà rendere conto all’Europa dello stato delle carceri e rischia una multa miliardaria. Il ministro della Giustizia è volato a Strasburgo per convincere i giudici della Cedu che l’Italia rispetterà la scadenza. Il 26 e 28 marzo scorsi una delegazione della Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni del Parlamento Europeo è stata in Italia per verificare i progressi del nostro Paese in merito alla condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Torreggiani.
La missione, guidata dal socialista spagnolo Juan Frenando Lopes Aguilar, ha visitato, tra l’altro, le carceri di Rebibbia, a Roma, e Poggioreale, a Napoli. Nel report realizzato a margine delle verifiche emergono una serie di rilievi e suggerimenti mossi all’Italia, in particolare per quanto riguarda custodia cautelare, pene alternative, garante dei detenuti, pene dei condannati per droga dopo l’abolizione della Fini-Giovanardi, reato di tortura. L’Italia, si legge nel rapporto, ha un alto tasso di sovraffollamento carcerario, con 147 detenuti per 100 posti disponibili, e viene solo dopo la Serbia e la Grecia. Il 40 per cento è in attesa di giudizio. La percentuale più alta nell’Unione europea.

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BERNARDINI: «SONO STUPITA». La delegazione europea aveva incontrato diverse personalità: dal ministro Orlando al direttore del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, passando per il sindacato di polizia penitenziaria, il Csm, e la stessa associazione Antigone.
C’era anche il segretario dei Radicali, Rita Bernardini, che sui numeri forniti all’Europa è molto critica: «I posti effettivamente agibili nei 206 istituti penitenziari italiani non sono 49.000, come sostiene Orlando, ma molte migliaia di meno, perché ai 49.000 occorre sottrarre le sezioni inagibili, quelle in ristrutturazione, e quelle non utilizzate per carenza di personale», spiega a tempi.it. «Le cifre sono importanti, perché non si tratta di numeri, ma di persone. Del resto che le cifre diffuse dal Dap fossero erronee le aveva confermato lo scorso ottobre anche il ministro Cancellieri, con onestà intellettuale. Lo aveva precisato con chiarezza, convenendo con quanto denunciato dall’Associazione Antigone». E ora cos’è cambiato? «Smascherati sui dati farlocchi sulle capienze regolamentari, ora se la prendono con Antigone. Sono stupita: ho sempre collaborato col Dap, sono riusciti a intervenire su numerosi casi di persone che subivano maltrattamenti, che non venivano curati adeguatamente, o che vivevano lontano dalla famiglia. Ora l’atteggiamento è cambiato. La mia impressione è che stiano stringendo le possibilità di controllo democratico di quello che avviene negli istituti penitenziari. Forse perché hanno paura che la verità arrivi in Europa?».

@SirianniChiara

Tags: Andrea Orlandoassociazione antigonecarceridaprita bernardinisovraffollamento carceri
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