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Camilian Demetrescu e la rinascita dell’antica pieve

Di Mariapia Bruno
02 Novembre 2011
Nel 1977 il pittore rumeno Camilian Demetrescu restaura con l'aiuto della sua famiglia e di pochi amici volontari una pieve romanica cistercense del Duecento. Un grande atto di generosità che ha consentito dopo molti anni di riaccendere la fiammella divina sull'antico altare

Ce ne parla fiero e commosso, mostrandoci il disegno Le Chiese appena abbozzato, il maestro Camilian Demetrescu che più di trent’anni fa, con un grande gesto di generosità reso possibile grazie al sostegno dei suoi familiari e amici, ha restaurato un’antica pieve romanica del Duecento lacerata da secoli di abbandono. «Dopo sette anni di esilio in Italia nel 1977 abbiano restaurato con le nostre mani e di pochi amici volontari, a Gallese, in provincia di Viterbo, una pieve romanica cistercense del Duecento, dedicata ai Santi Giacomo e Filippo. Abbandonata da secoli, dopo il tramonto dei pellegrinaggi medievali verso la tomba di Pietro e la Terra Santa, la pieve era invasa dalla vegetazione. All’interno erano cresciuti quasi cinquanta alberi che avevano sfondato il tetto e distrutto il pavimento. In pochi mesi siamo riusciti a ripulire il rudere, consolidare i muri, ricostruire il tetto, rimettere porta e finestre e il 27 di settembre fu celebrata la prima messa dopo secoli di abbandono».

 

«Tutto il prato intorno alla chiesa» continua il maestro «era gremito di gente arrivata anche dai paesi vicini. Molti di loro avevano giocato qui nella loro infanzia, e adesso vivevano allegri e commossi l’attesa della sua resurrezione. La riconsacrazione fu celebrata dal monsignor Ennio Francia, del Vaticano, grande amico dell’arte che da molti anni diceva la messa degli artisti a Roma, a Santa Maria in Montesanto. Si riaccendeva la nuova fiammella sull’antico altare. Il giovane sacerdote don Famiano, alla prima messa con il popolo della contrada, nella sua omelia aveva commosso tutti ricordando la storia di questa pieve. Eretta nel periodo del grande scisma tra oriente e occidente, vissuta per secoli con devozione dai frati cistercensi, caduta poi in rovina, il destino ha voluto che la pieve fosse restaurata da una famiglia di ortodossi, e restituita al suo destino. Nell’abbraccio finale della messa, ci siamo sentiti tutti appartenenti a quella unica santa chiesa che ci ha lasciato Cristo».   

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