«Le sentenze vanno rispettate soprattutto quando si è uomini delle istituzioni»: il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti (Ncd) si dimette, all’indomani della sentenza di condanna del Tribunale di Reggio Calabria, che lo ha condannato in primo grado a sei anni di reclusione e di interdizione dai pubblici uffici per abuso e falso (avrebbe firmato da sindaco di Reggio Calabria dei bilanci comunali falsi). Quella che lo stesso Scopelliti ha definito oggi «Una sentenza clamorosa che lancia un messaggio inquietante per tutti gli amministratori del paese».
«PROSEGUIRO’ L’IMPEGNO PER LA MIA TERRA». Il governatore si è dimesso autonomamente ancor prima che scattasse il meccanismo della legge Severino che in questo caso prevede la sospensione dall’incarico per 18 mesi. La legge avrebbe previsto un meccanismo di comunicazione della sentenza dal Tribunale al prefetto del capoluogo di regione, da questi al Presidente del consiglio dei ministri che infine avrebbe trasmesso il provvedimento di sospensione al consiglio regionale. «Abbiamo di fronte a noi – ha detto Scopelliti – la grande responsabilità di dire che è giunto il momento di rassegnare le dimissioni. Ora lo concorderemo con tutta questa grande squadra che mi ha affiancato in questi anni. La Calabria ha bisogno di un governo legittimato». Ha quindi anticipato: «Lavoreremo e torneremo in campo come sempre a combattere la battaglia da postazioni e con ruoli diversi. Avere un ruolo o un posto non significa battersi per la propria gente. Il legame profondo che ho con la mia gente e con la mia terra continuerà ad essere in cima ai miei pensieri. Oggi è una giornata molto importante e penso che da questa partita esco con la maglietta bagnata e con la testa alta». Scopelliti dovrà pagare una provisionale di 120mila euro. Intanto il suo partito, Ncd, attraverso il senatore Piero Aiello ha espresso solidarietà piena: «Esprimo la più profonda amarezza per la pesante condanna inflitta al presidente Scopelliti. Sono convinto che nei successivi gradi di giudizio riuscirà a dimostrare la sua innocenza e l’estraneità ai fatti che gli sono stati contestati».
LA VICENDA GIUDIZIARIA. Il processo a Scopelliti si è aperto in seguito al suicidio, nel 2010, dell’allora rappresentante del Comune di Reggio presso la Commissione tributaria: la donna prima di morire aveva emesso parcelle di autoliquidazione per 750mila euro. Dalle indagini, seguite anche dalla Guardia di Finanza sarebbero emesse irregolarità e un disavanzo dei bilanci comunali di 170milioni di euro. Significativo ieri il comunicato emesso subito dopo la lettura della sentenza dalla Giunta regionale: «La condanna era ampiamente prevista. Non già perché meritata, ma per il fatto che il comportamento reiteratamente ostile e illegittimo del tribunale ne aveva costituito una evidente anticipazione. La sentenza, tra l’altro, ha preteso di strafare applicando una pena eccessiva ed esorbitante, volutamente esemplare. Quasi nel tentativo di sottolineare la base politica della condanna».