«Licenzia ora la tua colf indonesiana!». Incredibile spot di un nuovo aspirapolvere in Malaysia

Di Leone Grotti
05 Febbraio 2015
Il Paese musulmano è famoso per come maltratta le centinaia di migliaia di donne indonesiane, che vengono spesso abusate e anche uccise

Aggiornamento: la prima versione dell’articolo conteneva un grossolano errore, avendo noi tradotto “fire” con “brucia”, anziché “licenzia”. Ce ne scusiamo coi lettori.

 

«Assolutamente sconsiderata». Così l’ambasciata indonesiana ha definito la pubblicità di un nuovo aspirapolvere in Malaysia, che invita i padroni di casa a «licenziare adesso la tua colf indonesiana!» e sostituirla con il nuovo prodotto. Come se non bastasse, la parola “indonesiana” è perfino sottolineata.

«INCIDENTE UMILIANTE». L’ambasciata ha chiesto alle autorità della Malaysia di «ritirare la pubblicità» della ditta Robovac. Oggi il ministro per i Diritti umani dell’Indonesia Yasonna H. Laoly si è appellata così al governo malese dalle colonne del Jakarta Post: «Non è la prima volta che un incidente così umiliante accade in Malaysia. I lavoratori indonesiani hanno sempre dato il loro contributo positivo alla Malaysia. Il governo ora deve occuparsene». Di sicuro, durante la sua visita in Malaysia, che comincia oggi, il presidente indonesiano Joko Widodo parlerà con il primo ministro Najib Razak anche del trattamento delle donne indonesiane.

GIORNO DI RIPOSO. Circa 400 mila lavoratrici domestiche lavorano in Malaysia, dove il 65 per cento della popolazione è musulmana. La maggior parte di queste provengono dall’Indonesia e dalle Filippine. Nel Paese le colf indonesiane sono sempre state trattate dai datori di lavoro come schiave o oggetti, come avviene anche in Arabia Saudita. La situazione è stata ritenuta così grave che nel 2009 Jakarta ha proibito alle sue cittadine di andare a lavorare in Malaysia. La decisione è stata ritirata nel 2011 dopo che un accordo è stato trovato con il governo malese perché venisse garantito un migliore trattamento: alle donne ora viene permesso di tenere il passaporto e di godere di un giorno di riposo a settimana.

MORTE DI FAME. Se nessuno ha riso quando ha letto la pubblicità sconsiderata di Robovac è perché gli abusi sono all’ordine del giorno. Nei primi giorni di gennaio un uomo è stato dichiarato non colpevole nonostante avesse strappato i denti con un arnese alla sua donna delle pulizie. La stessa persona era già stata prosciolta in precedenza da accuse di tentato omicidio. Nel 2014, a marzo, una coppia è stata condannata a morte per aver fatto morire di fame nel 2011 la donna indonesiana che lavorava per loro dal 2008. Quando l’hanno portata in ospedale, già morta, la donna di 26 anni pesava 22 chili: i datori di lavoro non le permettevano di uscire e non la facevano mangiare.

ACQUA BOLLENTE. Tra le storie più famose di abusi c’è anche quella di Sumasri, indonesiana di 40 anni, che ha avuto il coraggio di denunciare il suo datore di lavoro musulmano dopo che questo ha rovesciato sulla sua schiena una cascata di acqua bollente, provocandole ustioni gravissime. La donna aveva lavorato per lui due anni e non era mai stata pagata, ricevendo in cambio invece continui abusi fisici e psicologici.

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8 commenti

  1. giuspe

    > Se il genio del marketing che ha inventato lo slogan avesse voluto evitare l’ambiguità,
    > avrebbe usato “dismiss”, che significa licenziare ma senza connotazioni negative e senza significati multipli.

    >Il doppio significato è abbastanza evidente.
    no

    >E voluto
    no

    una arrampicata sugli specchi memorabile: chiunque frequenti anche marginalmente il mondo anglofono (non importa se inglese o americano) SA che non viene *mai* usato “dismiss” nel contesto di “licenziare”: mi si trovi UN esempio in cui il personaggio dice “I’ve been dismissed” al posto di “I’ve been fired” oppure “He’s gonna dismiss you!” al posto di “He’s gonna fire you!”…

    non serve vivere a Camden Town, basta guardarsi qualche film in inglese…

  2. Su Connottu

    I disadattati sono quelli che perdono un’ora col vocabolario pregustando, invano, il loro momento di popolarità.
    Il verbo “to fire” viene usato per indicare, in forma colloquiale, l’atto di licenziare in tronco nell’accezione peggiore e disonorevole per chi la subisce, cioè per colpa o inettitudine. L’etimologia negativa deriva proprio dalle altre possibili traduzioni: “dare fuoco” o “sparare” (essendo sinonimo di shoot). Praticamente: “ti faccio fuori”, in senso letterale o simbolico.
    Se il genio del marketing che ha inventato lo slogan avesse voluto evitare l’ambiguità, avrebbe usato “dismiss”, che significa licenziare ma senza connotazioni negative e senza significati multipli.

    1. Su Connottu

      La prima frase del mio precedente post era di risposta a un intervento che è stato segato dalla redazione. Letta da sola non ha senso.

    2. cachorroquente

      Assolutamente no. Dismiss non è assolutamente frequente nel senso di licenziare (e non ha comunque un registro adatto a uno spot). ‘Fire’ è il verbo più usato, e non ha nessunissima ambiguità nel contesto dello spot. ‘Fire somebody’ vuol dire semplicemente ‘licenziare qualcuno’. Dare fuoco sare ‘set somebody on fire’; sparare a qualcuno sarebbe ‘fire to somebody’ (semmai).

    3. Fabio

      L’unica ambiguità che ci si può vedere è tra “Licenziare” e “Sparare”. Non nel senso di sparare a qualcuno ma in quello di sparare qualcuno (con un cannone, per esempio). Ovviamente non è nelle intenzioni dell’autore della pubblicità, la cito solo per completezza e perché il “pun” appare in una puntata di Futurama, in cui Fry chiede che cosa gli potrebbe succedere nel caso non volesse lavorare come fattorino:
      – You will be fired…
      – Ah, OK.
      – …out of a cannon into the sun.

  3. Su Connottu

    Il doppio significato è abbastanza evidente. E voluto

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