E se vincesse ancora Berlusconi? La domanda arriva stamattina dalle colonne della Stampa. A porsela è l’editorialista Luca Ricolfi, che analizza i fattori che rendono questa ipotesi «improbabile, a tutt’oggi. Ma non impossibile».
LA CORREZIONE DEI SONDAGGI. Ricolfi ricorda il tempo in cui i sondaggisti più scaltri “correggevano” al rialzo i sondaggi di gradimento della Democrazia Cristiana, tenendo conto così di quegli elettori che non dichiaravano il proprio voto per lo scudocrociato per una sorta di “vergogna”, ma poi in cabina elettorale andavano a colpo sicuro. Viceversa, ricorda il professore torinese, i Verdi venivano sempre sopravvalutati, perché votare verde era un gesto ritenuto molto presentabile, ma poi alle urne calavano rispetto alle previsioni. Ebbene, secondo Ricolfi in questa tornata elettorale Berlusconi potrebbe beneficiare dello stesso effetto della Democrazia Cristiana e Monti fare la figura dei Verdi. Anche se, va detto, che in questo periodo i sondaggi per i centristi di Monti non sono granché lusinghieri.
I MOTIVI DEL SUCCESSO. Ricolfi prosegue il suo ragionamento analizzando due fattori che possono avvantaggiare Berlusconi. Innanzitutto il fatto che nella seconda Repubblica, l’ultimo che ha governato non ha mai vinto le elezioni. «Da questo punto di vista – scrive Ricolfi – far cadere Berlusconi senza andare al voto è stato un grosso assist a Berlusconi: ha concesso agli italiani il tempo di dimenticare la loro delusione per il duo Tremonti-Berlusconi e di convogliare tutta la loro rabbia sul governo Monti».
ROCK E LENTO. Inoltre Berlusconi parla di cose che la gente capisce e che soprattutto sente come problemi urgenti: dalle tasse al costo del lavoro. All’obiezione della non credibilità di un leader politico che ha governato per tanti anni e ha all’attivo tante promesse non mantenute Ricolfi risponde così: in questo momento sui programmi nessuno è credibile, ma la domanda da porsi è: «Fra Bersani, Monti e Berlusconi chi fa proposte che più facilmente possono essere credute?». L’altra forza di Berlusconi, argomenta infine l’editorialsita della Stampa, è di essere «rock» contro avversari «lenti». Avversari che, del resto, fanno della propria serietà e compostezza un cavallo di battaglia contro i fuochi d’artificio del cavaliere. «Insomma – conclude Ricolfi – se fossi Bersani dormirei ancora sonni tranquilli. Non tranquillissimi, però».