L’immagine di un mondo islamico lontano, inguaribilmente straniero e addirittura nemico, si scontra con la realtà di un flusso incessante di rapporti costruttivi che l’Islam ha mantenuto con l’Occidente nel corso dei secoli. Deve essere chiaro una volta per tutte che l’Islam non è contro l’Occidente, semplicemente perché l’Islam è fondato su principi metafisici, letteralmente al di là della fisica, che non si “scontrano” né con l’Occidente né con alcuna concezione terrena. In questo senso, conformemente all’eternità di tali principi, non vi è mai stata un “crisi” del mondo islamico cui si sarebbe dovuto reagire in forma fondamentalista, né contro né a favore dell’Occidente. Non si tratta di ricercare un distacco olimpico dalle cose del mondo, anche perché il monachesimo non esiste nell’Islam. La storia insegna, invece, che sono proprio gli interpreti della più pura spiritualità islamica a cercare di avere un rapporto costruttivo con l’Occi-dente, a dispetto di tutte le incomprensioni. Il paradosso è che l’Occidente ha creato il fondamentalismo affinché, nella misura in cui quest’ultimo veniva identificato col mondo islamico, poteva dare l’impressione che l’Occidente venisse attaccato. Tra Occidente e fondamentalismo vi è quindi un ambiguo rapporto edipico, non molto dissimile in effetti da quello che corre tra stati e organizzazioni contro le quali l’Occidente ha recentemente intrapreso azioni militari o poliziesche, ma che in realtà sono stati inventati e sostenuti dallo stesso Occidente. Oggi sono molte le testimonianze di europei che trovano nell’esempio della pratica religiosa islamica il conforto e lo stimolo per ritornare alla pratica della religione, riscoprendo un gusto per la vita spirituale che si era andati perdendo soprattutto negli ultimi anni e che fornisce un indispensabile argine contro il dilagare delle pseudo-spiritualità consumistiche alla new age. L’Islam autentico, non quello che continua ad apparire nelle cronache dei quotidiani, manifesta il suo apporto positivo su tutta la società. La stessa scuola sta vivendo un momento di vivacità intellettuale quale non si assisteva da tempo. La presenza di una comunità islamica, e soprattutto la presenza di intellettuali musulmani italiani, ha permesso di superare le vecchie trincee scavate da laici e da cattolici in favore di una prospettiva di didattica e di studio veramente multireligiosa e multiculturale. A ragion veduta, quindi, il ministro della Pubblica Istruzione ha chiamato i membri della CO.RE.IS. italiana a rappresentare l’Islam all’interno della Commissione Nazionale per l’intercultura del Ministero. Ormai si parla sempre più spesso della necessità di definire un’intesa generale tra Stato e Comunità islamica, così come già è stato per il cristianesimo e l’ebraismo, al fine di poter disporre di uno strumento giuridico adeguato all’apporto complessivo dell’Islam in Italia. Personal-mente, abbiamo avuto il piacere di coordinare un gruppo di lavoro formato da esperti della CO.RE.IS. e da alcuni eminenti giuristi italiani al fine di elaborare una bozza di intesa che è stata recentemente definita durante un convegno giuridico a Torino come il miglior documento del genere finora prodotto in Italia. Eppure, proprio in un ambito in cui l’Italia dovrebbe avere la maggior esperienza giuridica e normativa si rischia di rimanere indietro rispetto alle altre nazioni europee. Paradossalmente sono proprio le nazioni che hanno una maggiore tradizione cattolica ad avere affrontato con decisione la necessità di accogliere anche l’Islam all’interno del proprio ordinamento giuridico. La Spagna ha anticipato tutti stabilendo già nel 1992 un “acuerdo” con la comunità islamica, mentre il Belgio ha costituito quest’anno una “Assemblea dei musulmani in Belgio” dopo un periodo di studio e di iniziative ufficiali durato quasi sei anni. La stessa Francia, a dispetto della sua tradizione più radicalmente “laica” di altri, ha promosso a partire dalla fine del 1998 la costituzione di un Conseil Répresentatif des Musulmans de France. In Italia è presente ormai la quarta comunità islamica d’Europa, dopo quelle di Francia, Germania e Inghilterra, una comunità che comincia a essere conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo islamico. È di quest’anno la dichiarazione d’intenti della prestigiosa Università Islamica al Azhar del Cairo per sviluppare attività accademiche assieme al CO.RE.IS., la Comunità religiosa islamica italiana, che riveste ormai la funzione di rappresentanza ufficiale dell’Islam italiano nei confronti del mondo islamico internazionale. È proprio questa funzione di ponte tra Oriente e Occidente che l’Italia sembra sempre più chiamata a esercitare, al di là di ogni integralismo, sia esso sedicente islamico o cattolico, verso un riconoscimento reciproco tra Stato e comunità religiose che si spera sia solo l’inizio di un riconoscimento ancora più essenziale e importante, quello tra credenti nell’unico Dio, al quale tutti prima o poi torneremo.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi