Gentile redazione,, non mi ero accorto della scadenza dell’abbonamento e vi ringrazio del sollecito. Approfitto della circostanza per porre alla vostra attenzione i problemi di sicurezza che abbiamo nella campagna toscana; un fenomeno tutto nuovo (così pare) che è più simile ad un incubo che ad una disavventura per chi lo vive: si è organizzata la criminalità che per circa due anni è stata tollerata ed assistita con sussidi e alloggi alle porte di molte città toscane nella speranza di trovare manovalanza stagionale (credevano le autorità) fatta di gente che docilmente si sarebbe messa a raccogliere l’uva o le olive, a tagliare i boschi, a pagare le tasse… Il risultato è qualche cosa che come vi dicevo è simile ad un incubo per chi lo ha vissuto o lo vive ancora come me e la mia famiglia. Chi vive in abitazioni isolate, in campagna o collina, non può più essere tranquillo. La notte, ripetutamente, per giorni e giorni, si subiscono visite continue con tentati scassi, finestre e porte danneggiate nel tentativo di entrare di notte. Perchè entrare con la gente dentro? Pare (dicono le istituzioni) la nuova strategia della criminalità (micro?) che punta ad intimidire e a rubare gli effetti che uno si porta addosso (portafogli, orologi, anelli) oppure a sequestrare famiglie per estorcere denaro. In circa un mese abbiamo avuto oltre una quindicina di tentativi di intrusione. A tutte le ore della notte. Non si dorme più. Si teme per i bambini. Si teme per i cani che spesso, nella notte, vengono richiamati con fischi per essere catturati o maltrattati. Non sono ladruncoli: per ore si appostano nella notte; ti spiano usando intensificatori di luce (dall’inconfondibile sibilo quasi ad ultrasuoni) resistono a temperature bassissime, attendono per ore, strisciano lentissimamente nella boscaglia, si fanno segnali con versi di animali notturni, aspettano che la “preda” sia addormentata e colpiscono rapidi, senza timore di fare rumore, con un’azione di forza, rompono le finestre, entrano, ti svegli e te li trovi davanti…taci e dormi ti dicono… e nella stanza accanto i tuoi bambini dormono… forse non si accorgeranno di nulla mentre ti derubano nel buio… È così per centinaia e centinaia di famiglie in toscana…. non tacete questi problemi! Chiedo cortesemente di mantenere l’anonimato rispetto a queste vicende.
Saluti da Impruneta, Firenze Da notare che i due maggiori quotidiani nazionali dedicano ogni giorno ben due belle pagine al problema neozelandese di Luna Rossa. Al passo di questa politica che si appella al Papa per i goldoni e a D’Alema per i debiti del Terzo Mondo, come previde Alain Minc (ex braccio destro transalpino dell’Ingegner De Benedetti) a un certo intervistatore de Il Sabato che andò a intervistarlo in un lussuosissimo palazzo di Parigi, sede di una multinazionale americana di cui Minc era allora consigliere strategico, “la frontiera dell’Europa passerà a Roma, quella dell’Africa a Napoli”. Evidentemente Alain Minc aveva già capito tutto. Era la primavera1993, l’intervista verteva su Mani Pulite.
Sono un vostro abbonato e anche assiduo lettore, oltre che imprenditore nel settore del mobile; assieme ai miei fratelli e mio padre condivido la responsabilità di gestire un’azienda dove trovano lavoro 35 persone e vorrei sottoporvi questa storia che ha dell’incredibile. Premesso che esiste una carenza di personale non indifferente nelle nostre zone e che è veramente difficile trovare operai e in particolar modo apprendisti, mi è capitata la disavventura di incontrare un ragazzo macedone di 15 anni compiuti che arrivato nel nostro paese a seguito della famiglia si è messo a cercare lavoro sia per dare una mano in casa (e già questo potrebbe essere un buon motivo per assumerlo) sia perché non vuole stare tutto il giorno senza fare niente.
Bene, gli dico (e – penso – visto che questo governo sbandiera il fatto che sta mettendo le aziende nella condizione migliore per produrre e poter così competere sul mercato mondiale per dare lustro e gloria alla patria), ti assumo come apprendista falegname e nel giro di qualche anno non solo darai una mano in casa ma ti ritroverai con una seppur piccola professionalità che visto i tempi che corrono non fa mai male. Sembra una favola a lieto fine, ma ecco che ti spunta fuori con una scena dei migliori thriller la famosa riforma voluta da Berlinguer che udite udite dice: il minore che voglia trovar lavoro deve dimostrare di aver compiuto l’obbligo scolastico; quindi un ragazzo extracomunitario proveniente da un paese che non ha il riconoscimento del suo diploma da parte dello stato italiano deve: o tornare a frequentare in Italia la scuola dalla ultima classe dell’asilo; oppure tornarsene a casa sua (e abbandonare la famiglia che risiede in Italia). Oppure, dopo avergli detto che non lo assumerò perché non posso rischiare il penale per farlo lavorare (parole del mio consulente del lavoro) essendo lui minorenne e privo del famoso attestato rilasciato dal nostro ministro dell’istruzione, dovrò rassegnarmi a vederlo seduto ai tavoli dei bar del nostro paese in preda forse di ben altri imprenditori che non saranno certo obbligati a chiedrgli se ha frequentato la terza media…
Un imprenditore in cerca di una risposta.
Stefano Cecchini, Pesaro Risposta non c’è, o forse chi lo sa, il rap di Jovanotti sarà….
Sono un insegnante che ha partecipato alla manifestazione indetta da GILDA e COBAS il 17 febbraio contro il concorsone. Ci siamo trovati in largo Cairoli e da lì il corteo si è mosso verso la sovrintendenza, passando per San Babila. All’inizio le due principali organizzazioni volevano fare due cortei diversi, in quanto i COBAS avevano aggiunto, tra i motivi della manifestazione, anche la questione della parità scolastica, e volevano prendere in mano la protesta, mentre la GILDA, che era stata la prima ad indire la manifestazione, voleva mantenerne il comando: poi si è giunti ad un accordo, privilegiando l’unità, e il corteo si è snodato per le vie di Milano. Devo dire che sono rimasto sorpreso dal numero di colleghi presenti e dal fatto che fossero di ogni tipo: vedo la collega che fa gli “scambi culturali” e che mi dice che questa per lei è la prima manifestazione in assoluto; vedo la collega “bravina” che si trova un po’ a disagio, perché si è ritrovata tra i Cobas senza accorgersene; vedo l’insegnante di C.L. che anche lui si mette il “cappello di somaro”, simbolo della manifestazione che è contro la divisione degli insegnanti in “buoni” e “cattivi”; e vedo una marea di insegnanti di sinistra, ma non solo di quella “arrabbiata”; anche colleghi scontenti, delusi, amareggiati da questo Ministro nel quale inizialmente avevano sperato. C’è un gruppo di insegnanti che canta canzoni con le parole riadattate; un altro che lancia slogan: alcuni che fanno gli uomini-sandwich….
Insomma, vedo una fiumana di persone messe insieme da una questione concreta al di là degli schieramenti: vedo finalmente un popolo!…
Pietro Marinelli, Milano Ascolta, insegnante, si fa sera, prendi la tua professione in mano e pensa che dall’altra parte c’è una giovinezza che non ha altro dio all’in fuori di te, che gli offra, comunque tu la pensi, rosso o nero o bianco tu sia, qualche criterio per svangarla all’ingrosso questa vita pietrificata in istruzioni per l’uso da varietà. Parlano di new economy, di seconde rivoluzioni industriali, di Internet e affogano tutte queste care beltà (e tante altre belle brutture) in un vortice di emozioni fini e pensieri positivi che non conoscono l’abc del procedimento umano e razionale. Guardali per strada gli scolari tuoi, potevi essere tu, dieci o vent’anni fa, chiediti cosa chiedevi al tuo prof, conosci te stesso, stanno meglio o peggio di ieri non so, sono tuoi, non sono carte per le sperimentazioni di Berlinguer.