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La banda di amici con cui sono cresciuto a Tempi

Di Samuele Sanvito
28 Giugno 2025
Il colloquio di lavoro al santuario, le pizzate notturne, i periodi sì e quelli no. Ma sempre con uno scopo: dare un giudizio sul mondo. Così in questi trent’anni Tempi è diventato casa mia
La redazione storica di “Tempi” in una foto dei primi anni della rivista
La redazione storica di Tempi in una foto dei primi anni della rivista

Sono diventato grande con Tempi. Da quando, diciannovenne e con alle spalle una tripla bocciatura, fui indirizzato da un certo Luigi Amicone che, così mi raccontavano comuni amici, aveva in testa l’idea di fondare un giornale. «Ci vediamo oggi a Caravaggio», mi rispose quando chiesi appuntamento. Una giornata con lui al santuario fu il mio colloquio di lavoro.
Fui scaraventato dentro un’avventura entusiasmante. Il nostro primo ufficio fu generosamente messo a disposizione da Stefano Morri in una zona “in” di Milano, via Meravigli 19. In redazione c’erano Maurizio Zottarelli, Giuseppe Costa e io con compiti da tuttofare, dalle pulizie al battere sulla tastiera i pezzi che arrivavano via fax (ricordo bene quelli da Hammamet che portavano la firma “Bettino Craxi”). Amicone, che aveva un altro lavoro, passava ogni tanto in redazione. Perché Tempi, i primi anni, era un settimanale che si faceva in un giorno, o meglio in una notte. Alle 18, infatti, quel piccolo ufficio si trasformava in un ...

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