Bahrein, uccisi cinque manifestanti. L’Iran minaccia una crisi regionale – Rassegna stampa/2

Di Redazione
16 Marzo 2011
Continuano in Bahrein le proteste della maggioranza sciita contro il re Hamad. L’Arabia Saudita invia truppe a sostegno della monarchia per soffocare una ribellione. Cinque i morti, 200 i feriti. L’Iran si fa portavoce della democrazia popolare e minaccia una crisi regionale. L’america promuove il dialogo

La situazione in Bahrein si fa critica e assume sempre più le dimensioni di una crisi internazionale. Stamattina almeno cinque persone sono state uccise negli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti che da giorni occupano piazza della Perla. All’ospedale sono arrivati duecento feriti con lesioni provocate da proiettili o tagli alla testa.

Le truppe saudite “sono intervenute alle acque del Golfo per soffocare una ribellione popolare e sono state posizionate attorno ai palazzi della monarchia. Nell’isolotto di Sitra, sobborgo povero e sciita a sud della capitale, sarebbero intervenute le forze  di sicurezza locali” (Corriere, p. 17).

Il Re Hamad, discendente di una dinastia che governa la regione dal 1783, è di fede sunnita. Il 70 per cento della popolazione è di fede sciita ma è esclusa dall’esercito, dalla polizia e da qualsiasi vertice del governo. Solo dal 2002 grazie a libere elezioni, un partito sciita, Al Wefaq, è riuscito ad ottenere la maggioranza nella Camera bassa. Ormai da un mese però il partito si è unito alle forze extraparlamentari per animare le manifestazioni contro il governo, con la richiesta di avviare una monarchia costituzionale e maggiori diritti politici. Negli ultimi giorni la protesta è cresciuta notevolmente, allertando i paesi alleati e vicini.

Gli Stati Uniti, che da tempo appoggiano il Bahrein, stanno cercando di venire incontro alle richieste dell’opposizione, promuovendo il dialogo tra il re e il partito sciita. L’altro alleato, l’Arabia Saudita, ha deciso invece di inviare truppe a sostegno di re Hamad insieme agli altri emirati arabi del Golfo.

In opposizione l’Iran, che continua a chiedere l’annessione del piccolo paese, dichiara l’invasione saudita inaccettabile e minaccia una crisi regionale. La maggioranza sciita negli ultimi giorni ha aumentato la protesta con manifestazioni in piazza.

Ray Takeyh, annalista del Council on Foreign Relations (consiglio sulle relazioni estere americano), scrive che “«La mossa saudita è arrivata nel momento migliore per gli iraniani. Potranno presentarsi come protettori della democrazia, senza praticarla in casa propria. […] Gli Stati Uniti dovrebbero avere una franca e spiacevole chiacchierata con gli alleati»” (Corriere, p. 17). A risposta, Hillary Clinton chiede che i sauditi «promuovano il dialogo in Bahrein» e che il governo di Manama «agisca adesso per trovare una soluzione pacifica e politica»” (Corriere, p. 17).

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