
«Azione cattolica non fa scelte di campo. C’è un soggetto nuovo da costruire»
Il 3 ottobre (ricorrenza di San Francesco) l’Azione Cattolica Italiana ha diffuso un lungo e ragionato documento: “Un nuovo patto educativo per rilanciare il Paese”. Un’occasione, per l’associazione ecclesiale, di interrogarsi dinanzi alla delicata transizione che investe l’Italia ribadendo il proprio impegno formativo, svolto in migliaia di realtà parrocchiali e diocesane, in spirito di “dialogo, collaborazione, solidarietà” e «portando nella vita pubblica il contributo motivato e fattivo di chi crede nel Vangelo».
Sarà questo il tema dell’intervento del presidente Franco Miano a Todi, il 17 ottobre, quando i leader delle associazioni e dei movimenti di ispirazione cristiana si incontreranno per un confronto di tre giorni su politica ed economia. Con un impegno comune: «Tornare a fare avvertire al cittadino il valore delle istituzioni, e l’importanza dei grandi temi a cui facciamo riferimento: vita, famiglia, scuola, lavoro». Il contributo specifico dell’Azione Cattolica si concentrerà appunto sull’elemento che più la caratterizza, l’impegno formativo. E Miano assicura a tempi.it: «Il nostro non è un progetto politico. Vogliamo prescindere da visioni partitiche».
È esattamente quello che ha auspicato Benedetto XVI a Lamezia Terme, quando ha caldeggiato la formazione, da parte dei cattolici, di «una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune». I mali dell’Italia, secondo Miano, primi fra tutti la disoccupazione e il precariato, sono figli di una diffusa mancanza di giustizia e solidarietà. E una riflessione sulla questione morale, sollevata dal cardinale Angelo Bagnasco, «non è più rimandabile». In questo contesto, l’Azione Cattolica vuole indicare un sentiero di crescita ben preciso: «Sono convinto che dai territori, dalle comunità, possa nascere uno stile nuovo di cittadinanza e di convergenza tra le forze sane della nazione, capace di rinnovare nelle fondamenta l’intero paese».
In altre parole, «si avverte l’esigenza di una grande stagione di riforme, a partire dalla legge elettorale, che va urgentemente modificata, attribuendo di nuovo al cittadino la facoltà di designare i propri rappresentanti, e dal sistema dei partiti, che renda più controllabile e meno esoso l’agire politico, che favorisca la gratuità del servizio pubblico e premi chi ha motivazioni autentiche».
Come fare allora a trasformare il radicamento sul territorio in rappresentanza? «Iniziamo a confrontarci sulle idee. È un primo passo: chiarire le proposte. Poi per quanto riguarda le strategie, i passaggi ulteriori, ci sarà tempo di individuare le forme giuste. Certamente Azione Cattolica non vuole e non può fare scelte di campo: attendiamo che personalità significative si facciamo avanti. Il come, non è affar nostro».
E in risposta a chi ha in questi giorni ha evocato un ritorno al cattolicesimo popolare di don Sturzo, Miano risponde considerando certe esperienze, per quanto fondamentali, inapplicabili: «C’è un soggetto nuovo da costruire. E dovrà basarsi su una pluralità di intenti. Sarà una rete in grado di collegare realtà molto diverse fra loro».
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