
Auto elettriche ed Euro 7. Qualcosa sta cambiando (in meglio) a Bruxelles

Il fronte contrario alla messa al bando del motore endotermico in favore delle auto elettriche si allarga. A una settimana dall’inatteso rinvio del voto finale per dare il via libera al pensionamento delle auto a benzina e diesel, anche il cancelliere austriaco si schiera sulle posizioni del governo italiano e tedesco.
Anche l’Austria contro le auto elettriche
Il 7 marzo il Consiglio europeo avrebbe dovuto approvare la proposta della Commissione, ratificata dal Parlamento europeo, che prevede la vendita di sole auto elettriche nuove a partire dal 2035. Ma la presidenza svedese ha dovuto rinviare il voto a data da destinarsi quando Italia e Germania, insieme a Polonia e Bulgaria, hanno minacciato di respingere la proposta facendo venire meno la maggioranza necessaria all’approvazione del provvedimento.
Una settimana dopo il brusco stop, anche l’Austria ha preso posizione: «Se i leader dell’Ue dovessero votare sul divieto dei motori a combustione interna, anch’io mi pronuncerò contro», ha dichiarato Il cancelliere Karl Nehammer. «Che razza di visione del futuro è quella che vieta il motore a combustione interna e si concentra solo su un unico meccanismo di propulsione?».
Una strada per salvare l’Europa
Il ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wissing, pretende che la Commissione europea accetti il compromesso e “salvi” il motore endotermico nel caso in cui sia alimentato da carburanti sintetici. I cosiddetti e-fuel non inquinano, anche se per produrli è necessario un notevole dispendio di energia elettrica.
Come dichiarato in un’intervista a Tempi da Marco Bonometti, presidente di Omr, produttore leader a livello globale di componenti e soluzioni integrate per l’automotive, i carburanti sintetici sono una delle strade per evitare il «suicidio dell’Unione Europea»: «Io spero che seguendo il principio della neutralità tecnologica ci lascino liberi di fare ciò che sappiamo fare, proseguendo sulla strada della ricerca e dell’innovazione».
Dietro alla direttiva che impone l’utilizzo delle auto elettriche, continua, «temo ci siano forti pressioni di lobby cinesi e americane. La Cina ha infatti il monopolio sia delle materie prime necessarie alla tecnologia elettrica, sia della produzione di batterie. Così facendo l’Europa dipenderà esclusivamente dal mondo asiatico, che potrà conquistare il nostro mercato».
Qualcosa sta cambiando in Unione Europea
Quella sulle auto elettriche non è l’unica scelta contestata dai paesi membri in materia di trasporti e ambiente. Ieri a Strasburgo si sono riuniti i rappresentanti di 11 paesi, presente il ministro Matteo Salvini per l’Italia, che sotto la guida della Repubblica Ceca potrebbero dare battaglia alla direttiva “Euro 7”.
La legislazione ideata dalla Commissione europea, e che dovrebbe entrare in vigore nel 2025, vuole fissare limiti aggiuntivi per le emissioni di particolato prodotte dai freni ed emissioni di micro-plastiche causate dagli pneumatici. La normativa vuole abbattere in particolare la produzione di NOx di automobili e furgoni del 35% rispetto alla categoria Euro 6 e del 56% rispetto a Euro 4 di autobus e camion. Adeguarsi in così poco tempo alla normativa richiederebbe all’industria dell’auto investimenti enormi.
L’opposizione alle ultime direttive della Commissione segnala che i principali paesi europei stanno prendendo coscienza che la transizione green, per quanto necessaria, non può essere intrapresa in solitaria dall’Ue dalla sera alla mattina. Non solo è necessario dare all’industria il tempo di riconvertirsi e trovare soluzioni che salvaguardino, insieme all’ambiente, anche la tenuta sociale. Soprattutto è fondamentale agire di concerto con le altre superpotenze, i giganti dell’inquinamento Stati Uniti e Cina. Senza un’intesa ogni sforzo ambientale, per quanto positivo, rischia infatti di rivelarsi inutile.
Foto Ansa
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