È iniziata l’invasione delle auto elettriche cinesi in Europa
L’invasione cinese dell’Europa è partita da Oslo. Non si tratta ovviamente di un’aggressione militare ma di una delle sortite commerciali più pericolose per l’industria del vecchio continente. La casa automobilistica cinese Nio, ancora sconosciuta dalle nostre parti, ha infatti presentato il 30 settembre nella capitale norvegese il suo Suv elettrico Es8. «Sappiamo che ci vorrà tempo prima di affermarci in Europa e avere successo non sarà facile», ha dichiarato l’amministratore delegato Li William, ma il settore dell’elettrico non è così inaccessibile come quello dei motori a scoppio, dove le case europee sono leader mondiali. Soprattutto se le auto cinesi avranno, come pare, prezzi molto competitivi.
Il boom delle auto elettriche
Il mercato delle auto elettriche è in piena espansione. Nel 2020 l’Europa ha raggiunto quota 3 milioni di immatricolazioni, il 40% in più del 2019. Nella prima metà del 2021, invece, le vendite nell’Ue sono aumentate del 130%. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, se oggi nel mondo circolano dieci milioni di veicoli elettrici (la metà è in Cina), nel 2030 saranno 145 milioni. Il mercato è particolarmente vivace in Unione Europea visto che il piano “Fit for 55” presentato dalla Commissione Europea per dare attuazione al Green Deal prevede che a partire dal 2035 non potranno più essere vendute auto a benzina o diesel: solo elettriche. L’obiettivo di Bruxelles è avere in circolazione almeno 30 milioni di auto green in Europa per il 2030.
La Cina non ha mai neanche potuto sognare di entrare nel mercato europeo dell’automotive, essendo le aziende Ue leader mondiali nell’ambito dei motori a scoppio. Ma da quando Bruxelles ha deciso di buttarli a mare per sostituirli con l’elettrico è cambiato tutto. Il paese più avanzato in questo settore è infatti la Cina. Non solo perché il Dragone ha il dominio incontrastato del mercato delle batterie elettriche, ma anche perché negli ultimi anni il regime comunista ha speso un’enorme quantità di denaro per sviluppare la costruzione di veicoli green e battere la concorrenza.
L’avanzata della Cina
La Cina, come rivela il New York Times, «apre nuove fabbriche di auto elettriche alla stessa velocità del resto del mondo messo assieme». Se il successo è «tutto fuorché assicurato», Pechino ha deciso comunque di fare all-in: nel 2028, il Dragone sarà in grado di costruire 8 milioni di nuovi veicoli all’anno rispetto al milione del 2020. Nello stesso anno, l’Ue riuscirà a costruirne forse 5,7 milioni.
I nomi delle case automobilistiche cinesi sono ancora pressoché sconosciuti in Europa: Xpeng Motors, Nio, Im Motors (Alibaba), Hengchi (Evergrande), Zeekr, Aiways, Byd, Tang, Mg, Voyah, Ora. Tutte specializzate in auto elettriche, hanno costruito in Cina fabbriche gigantesche con l’aiuto di finanziatori privati e statali. Le amministrazioni delle città dove le fabbriche sono state aperte hanno perlopiù donato terreni e concesso ricchi prestiti pur di accaparrarsi la produzione. Secondo Michael Dunne, amministratore delegato di Zozo Go, società di consulenza specializzata nell’industria asiatica, «la Cina dominerà il mercato delle auto elettriche».
L’Europa rischia l’autogol
Il futuro profetizzato da Dunne potrebbe non essere così lontano. Aiways è la prima compagnia cinese a essere entrata direttamente nel mercato delle auto elettriche europee. Nell’agosto 2020, a partire sempre da Oslo, ha aperto saloni in cinque paesi europei e spedito i primi 500 veicoli elettrici: i Suv U5. Oltre che in Norvegia, le auto sono in vendita in Germania, Francia, Svizzera e Olanda. Non è un caso se il grande salto è partito dalla Norvegia. Grazie ai massicci incentivi statali, infatti, nel 2020 nel paese sono state immatricolate più auto elettriche che a benzina e diesel: il 54,3% per l’esattezza. La crescita nelle vendite è esponenziale e il paese medita di bandire i motori a scoppio già nel 2025.
Nonostante l’ingresso nel mercato sia recentissimo, secondo l’ultimo rapporto della società berlinese Schmidt Automotive Research, le aziende cinesi hanno già il 3,3 per cento del mercato dell’auto elettrica in Europa. E la quota potrebbe aumentare rapidamente se i prezzi resteranno bassi e se gli europei abbandoneranno, come avvenuto per i telefonini, il pregiudizio nei confronti dei marchi cinesi. Se l’invasione avrà successo, l’industria europea dell’automotive subirà un danno incalcolabile. Bruxelles dunque, invece che fissare in modo ideologico la data della morte dei motori a scoppio, dovrebbe chiedersi seriamente se le case automobilistiche europee sono già pronte ad affrontare e vincere la sfida dell’elettrico.
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