
Associazione Cilla, lo stupore dell’accoglienza

A gennaio del 2015 fu inaugurata a Palermo la casa di accoglienza “Cilla”, destinata ad accogliere i malati con i loro familiari accompagnatori provenienti da fuori provincia e in cura presso gli ospedali cittadini. La casa è un bene confiscato e assegnato dalla Regione Siciliana all’Arnas “Civico – Di Cristina – Benfratelli” allo scopo di accogliere parenti di persone ricoverate. Tramite bando aperto ai soggetti del privato sociale, l’Associazione Cilla ottenne l’assegnazione di tale bene in comodato d’uso gratuito. La casa di accoglienza, realizzata grazie al contributo di 50.000 euro della Fondazione Enelcuore che ha permesso l’acquisto degli arredi e delle dotazioni e i lavori di ristrutturazione e adeguamento, accogliere dieci persone in camere con servizi privati.
I volontari dell’Associazione in questi 10 anni hanno garantito una presenza quotidiana nella struttura, condividendo con gli ospiti il periodo della malattia propria o di un proprio caro.

Una visita positiva
Improvvisamente, però, la stessa Azienda ospedaliera ha chiesto pochi mesi fa di riaverla indietro, perché l’avrebbe restituita alla Agenzia dei beni confiscanti, essendo questo bene e la tipologia di questa attività di accoglienza fuori dal suo “core business” e che, quindi, si trattava soltanto di un aggravio per la sua gestione amministrativa.
Meravigliati della richiesta ma con la piena coscienza che ciò che si offriva era un servizio caritatevole, senza nessuna mira o pretesa sulla struttura, i responsabili si sono dichiarati disponibili a restituire il bene anche con gli ospiti presenti!
Hanno chiesto che prima della consegna fosse fatto un sopralluogo da parte dei responsabili dell’Azienda. La loro visita è stata preparata con gli ospiti, gli abitanti del palazzo, l’amministratore del condomino che erano tutti presenti all’incontro. Ognuno ha raccontato di come la sofferenza degli ospiti non fosse certamente tolta, ma che era possibile trovare dei compagni dentro la ospitalità che ricevevano.
L’esito della visita è stato positivo: la casa non verrà tolta all’Associazione e, anzi, è stato stipulato un contratto per un utilizzo di tempo maggiore. A conclusione della vicenda l’Agenzia dei beni confiscati della Sicilia ha invitato i responsabili locali di Cilla a partecipare al Forum nazionale del Beni Confiscati perché quest’opera rappresentasse tutte le realtà della Sicilia.
«Abbiamo portato avanti questa opera – dice Gaetano Burgio che ne è l’anima e il promotore – nel silenzio e con grande fatica per renderla sostenibile, ma sempre con la certezza nel cuore che valesse la pena di accogliere l’ospite perché noi siamo accolti con i nostri dolori e la nostra umanità ferita; questo è tanto silenzioso quanto evidente, tanto che chi ha incontrato questa realtà non ha potuto fare a meno di stupirsi e magari di chiederne le ragioni».

Un esempio di successo
A ottobre si è svolto a Napoli il Terzo Forum Espositivo dei Beni Confiscati che ha come obiettivo quello di promuovere il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie per la valorizzazione di un patrimonio sottratto all’illegalità. Questo evento rappresenta un momento di confronto tra istituzioni, associazioni, imprese e cittadini, volto a riflettere su come trasformare questi beni in risorse per lo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio.
L’evento, organizzato dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, in collaborazione con enti locali e associazioni del Terzo settore, ha offerto uno spazio di dialogo sulle sfide e le opportunità legate al riutilizzo di terreni agricoli, immobili e aziende un tempo appartenenti alla malavita.
Durante il Forum sono stati presentati progetti di successo in cui i beni confiscati sono stati riconvertiti in strutture a beneficio della collettività, come centri di assistenza, cooperative sociali, e aziende agricole. Tra i casi più emblematici vi è il riuso di terreni per la coltivazione di prodotti biologici, gestiti da cooperative sociali che offrono lavoro a persone svantaggiate, come ex detenuti e giovani a rischio di esclusione sociale.
Relatori, esperti di giustizia e legalità, amministratori locali e rappresentanti delle forze dell’ordine hanno sottolineato l’importanza della cooperazione tra pubblico e privato per garantire la gestione efficace e sostenibile di questi beni. Si è discusso anche delle difficoltà legate ai processi burocratici e giudiziari che spesso rallentano la destinazione definitiva dei beni confiscati, ma sono emerse proposte innovative per accelerare tali processi e massimizzarne l’efficacia.
Testimonianza pubblica
Un tema particolarmente sentito è stato quello dell’educazione alla legalità, con la partecipazione attiva delle scuole e dei giovani, che rappresentano il futuro di una società più giusta e libera dalle mafie. Seminari e mostre hanno arricchito il Forum, offrendo momenti di riflessione sull’importanza del coinvolgimento civico nella lotta contro la criminalità.
La Regione siciliana ha chiesto a Casa Cilla di Palermo e ad un altro degli enti beneficiari di beni confiscati, che in Sicilia sono più di 6000, di presenziare per testimoniare l’utilizzo virtuoso di questi beni e la loro restituzione alla società.
L’esperienza di Casa Cilla è stato motivo di interesse per i visitatori dei diversi stand delle Regioni per la peculiarità del servizio reso alla collettività. Nella sessione plenaria è stato richiesto uno specifico intervento in cui è stato possibile raccontare la storia di questa bella esperienza, ma principalmente ribadirne l’origine che è frutto dell’amicizia tra il papà di Cilla e don Luigi Giussani e l’espansione che da quella amicizia è sorta e ancora oggi si estende in tutta la penisola.
«L’esperienza di poter dare testimonianza pubblica – ha ribadito Burgio -, ad assessori di varie Regioni e Prefetti presenti, della nostra piccola casa e del lavoro che quotidianamente facciamo ci ha fatto ben capire che siamo una goccia nel mare, ma senza di noi il mare sarebbe più povero di una goccia… questo incoraggia e sostiene lo sforzo quotidiano e la ricerca a rendere sostenibile la nostra opera».
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