Articolo 18, prevale la Camusso. La stagione delle riforme è finita?

Di Oscar Giannino
31 Marzo 2012
Senza spendere una parola, la Cgil ha già incassato il giro di vite nella flessibilità in entrata. Nessun governo “di sinistra” se la sarebbe sentita di dare ai contratti “atipici” una simile botta di aumenti contributivi. Vedremo che cosa s’inventa, Monti per evitare che la malaparata si tramuti in un pessimo segnale ai mercati mondiali.

Diciamo la verità. Se nel suo tour in Asia il premier Monti ha dovuto iniziare ad affermare: «Nel caso in cui il paese non fosse pronto, possiamo anche andarcene» e se Pierferdinando Casini sin da domenica scorsa ha lanciato l’allarme crisi di governo possibile, è il segno – sia pur da non prendere troppo sul serio – che sulla riforma del mercato del lavoro qualcosa di rilevante si è inceppato, nel meccanismo sin qui quasi perfetto che rendeva il governo di emergenza padrone dell’agenda nazionale. Dico “quasi” perfetto perché una prima avvisaglia c’era stata sul decreto liberalizzazioni, di molto modificato in Parlamento. Ma, si sa, le liberalizzazioni fanno molto parlare noi tifosi del mercato, purtroppo non colpiscono molto l’immaginario popolare. Cosa tutt’affatto diversa è la questione dell’articolo 18 e della minor rigidità in uscita dal mercato del lavoro, dopo quaranta e più anni di immobilismo conservativo.

Sull’articolo 18, sin qui Susanna Camusso è stata una stratega sopraffina. Ha incassato all’inizio, e senza spendere una sola parola di troppo, il drastico giro di vite nella flessibilità all’ingresso, sostenuto da Elsa Fornero e dai suoi giovani ricercatori torinesi che hanno lavorato sui testi. Credo che nessun governo politico “di sinistra” se la sarebbe sentita di imprimere al tempo determinato, alle partite Iva, ai co.co.pro e al tempo parziale una simile botta di aumenti contributivi, accrescimenti dell’intervallo temporale per poterne usufruire, indicazioni presuntive di mero travestimento di rapporti a tempo indeterminato sgravati e dunque tali da poter essere imperativamente trasformati in assunzioni a pieno titolo, appesantimento di criteri autorizzativi ex ante e di controlli ex post. La mia assoluta convinzione è che in recessione ne deriverà un abbattimento dell’occupazione. Ma ripeto: fa parte del mantra “lotta alla precarietà”, anche se dovunque in Europa per combatterla si è assunto il criterio opposto, cioè quello di abbassare le pretese contributive e fiscali sul reddito di questa fascia di lavoratori, nel mentre che si abbassavano i contributi anche sul lavoro a tempo determinato, per incentivarlo. Da noi lo Stato assetato segue la strada contraria. Anche Stefano Fassina, il responsabile economico del Pd che sin dall’inizio ha seguito la Camusso nel no al resto delle formulazioni di Fornero, ha convenuto a Radio 24 che la via scelta è sbagliata e che occorreva tagliare la spesa pubblica per abbassare i contributi sul lavoro e sull’impresa.

In ogni caso, alla Cgil la maggior rigidità in entrata va bene. E a questo obiettivo la leader Cgil ne ha aggiunto un secondo, puntando i piedi e annunciando scioperi a valanga contro l’articolo 18 riscritto da Fornero. Ha indotto anche Cisl e Uil a unirsi nella richiesta che anche per i licenziamenti economici il giudice possa disporre il reintegro oltre all’indennizzo, come accade per i casi disciplinari. Col che la riforma è svuotata. Anche pezzi del Pdl la pensano così. Per esempio Giuliano Cazzola, che sostiene come sia difficile immaginare che per il lavoratore venuto meno ai propri doveri, ma a opinione del giudice non così tanto da giustificare il licenziamento, possa scattare il reintegro giudiziale e invece no per quello espulso per ragioni economiche sostenute dall’impresa. Io penso che sia invece più che ragionevole, dal momento che le motivazioni economiche identificano logiche di efficienza che non possono essere avvicinate alle contestazioni disciplinari. Ma la mia opinione conta zero.

La terza vittoria di Susanna è stato l’allineamento in un paio di giorni del Pd alla sua posizione, divenuta nel frattempo quella di tutti i confederali. La quarta è aver fatto emergere durante il Consiglio dei ministri del 23 marzo, per la prima volta nel governo, una frattura politica manifesta. Con il ministro Fabrizio Barca alla testa della componente “di sinistra”, questa volta esplicitamente critico sulla riforma così come è stata proposta da Fornero e difesa da Monti (che l’ha definita “intoccabile” sull’articolo 18). Scusate se è poco. Quando si è trattato di scegliere il veicolo parlamentare per la riforma, al premier non è restato che ripiegare sul disegno di legge. Aperto a tutte le modifiche. E che in nessun caso sarà approvato prima che i partiti si contino, alle amministrative.

Se le cose dovessero prendere questa piega – e attualmente ci scommetterei – ne potrebbe derivare un forte e anche fortissimo alleggerimento della capacità riformatrice del governo. Con un larghissimo anticipo, considerati i 14 mesi di vita piena che l’esecutivo ha ancora davanti a sé. E con un riservato ma logico imbarazzo del Quirinale, che ha provato all’inizio a difendere l’impostazione della riforma, ma si è trovato a fare i conti con la capacità della Cgil di far leva su quel 60 per cento abbondante di italiani che di licenziabilità non ne vogliono proprio sentir parlare. Vedremo che cosa s’inventa, Monti per evitare che la malaparata si tramuti in un pessimo segnale ai mercati mondiali. La stagione delle riforme è già finita?

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1 commento

  1. Lettera Aperta al ministro Fornero ..e per coeoncnsza al popolo di Facebook .al 31 dicembre di quest’ anno compio 57 anni ho 39 anni e 7 mesi di contributi , ho iniziato a lavorare in gelateria in Germania il 2 febbraio del 1970 ..ave vo 15 anni ( nato il 31-12-1954 ) fa’ fede il libretto dei versamenti fatti dal proprietario della gelateria un Cadorino di Venas di Cadore che mi faceva lavorare 7 giorni su 7 dalle ore 8 del mattino alle ore 01.00 del mattino dopo come puo’ ben immaginareil 10 agosto del 1970 li ho salutati e me ne sono tornato a casa tra le mie amate montagne della Carnia ..perche’ le racconto tutto questo? vorrei capire se si commuovera’ .e se piangera’ pensando ad un adolescente lontano da casa in un paese straniero ..solo e sfruttato .le assicuro che ogni notte ricordo che piangevo dalla disperazione e dalla stanchezza .Ma veniamo al nocciolo Entro il 30 settembre 2011 ho consegnato all’ I.N.P.S. di Padova la documentazione che certifica i requisiti per Lavoro Usurante ,..lascio volentieri un posto ad un ragazzo giovane , io sono ormai considerato un rottame il giorno 14 novembre mi sono recato all’ I.N.P.S. di Padova per conoscere a che punto e’ arrivata la mia pratica , sentendomi rispondere che avrei dovuto prendere un’ appuntamento in un non meglio specificato martedi’ ..bene ( quando potro’ parlarle a 4 occhi perche’ so’ che Lei cosi’ sensibile,.. mi ricevera’ nel suo ufficio di Roma .le raccontero’ come ho fatto ad ottenere nel volgere di 30 secondi il PASS per parlare con la persona che si occupava dei Lavori Usuranti al IIb0 Piano del Palazzo ) la persona mi ha riferito che DIPENDE TUTTO DA ROMA CHE I CONTEGGI LI FATE VOI , CHE E’ MATERIA NUOVA ETC.ETC.ETC. .Caro Signora Ministro la informo che a partire da oggi 05-12-2011 io cerchero’ in tutti i modi di essere ricevuto da Lei mi fido solo di Lei e della Sua comprovata Sensibilita’ ed Onesta’ Intelettuale ..non voglio piu’ parlare con impiegati o altri soggetti ..ma solo con Lei, sono sicuro che sapra’ farmi i conti nel volgere di un paio d’ ore in modo che io possa terminare il resto dei miei giorni o di quello che mi rimarra’ con la mia sudata PENSIONE ma GUADAGNATA ONESTAMENTE ..senza dovermi VERGOGNARE di essere stato un LAVORATOE PRECOCE che a 15 anni per 7 mesi certificati ha DURAMENTE LAVORATO IN GERMANIA E PAGATO I PROPRI CONTRIBUTI.La prego di NON FARMI VERGOGNARE DI ESSERE STATO UN EMIGRANTE UN LAVORATORE PRECOCE CHE HA VERSATO I PROPRI CONTRIBUTI FIN DALLA TENERA ETA’ DI 15 ANNI, SOPRATUTTO NON MI FACCIA VERGOGNARE DI ESSERE UN ITALIANO.A presto Signora Ministrocordiali salutiVisualizza altro

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