Armao: «Il racket e l’usura si combattono con la testa, col cuore ma anche con la tasca»

Di Redazione
11 Febbraio 2011
Lo ha dichiarato l'assessore per l'Economia Gaetano Armao, della Regione siciliana, intervenuto oggi alla presentazione del corso "Contrasto all'usura e al racket" organizzato dall'Università di Palermo e dalla Guardia di Finanza. Armao: «Così la Regione rende conveniente, oltre che eticamente doveroso, il rifiuto del racket»

«Il racket e l’usura si combattono con la testa, col cuore ma anche con la tasca». Così ha sintetizzato l’assessore per l’Economia Gaetano Armao la presentazione delle clausole inserite nelle norme per l’accesso al credito d’imposta che partirà a metà marzo. Armao, intervenuto oggi alla presentazione del corso “Contrasto all’usura e al racket” organizzato dall’Università di Palermo e dalla Guardia di Finanza, ha anticipato i provvedimenti di contrasto al pizzo, che saranno successivamente estesi ad altre fonti di incentivazione, erogate dalla Regione, che si occupano delle norme anticorruzione e antinflazione, e che sono inserite nel disegno di legge sulla semplificazione amministrativa che martedì sarà 
discusso dall’Ars.

«Nel definire questa iniziativa – ha spiegato l’assessore – siamo partiti da una semplice considerazione: rendere conveniente, oltre che eticamente doveroso, a commercianti e imprenditori il rifiuto del racket. A tal fine chi fa richiesta di accedere al credito d’imposta dovrà dichiarare, sotto la propria responsabilità, di non aver omesso di denunciare pressioni estorsive nei tre anni precedenti alla presentazione dell’istanza e di impegnarsi a non cedere al vile ricatto del pizzo, pena la decadenza del beneficio concesso e la restituzione delle concessioni fiscali».

«La Regione in questo modo – ha aggiunto Armao – fa la sua parte
nell’azione di contrasto al racket. Siamo convinti che così le imprese potranno valutare meglio le conseguenze di tali azioni e l’opportunità del credito d’imposta, anche in relazione all’abbandono di vecchie e inaccettabili pratiche di connivenza col fenomeno del racket mafioso».

«Mentre – ha concluso – chi non intende abbandonare pratiche ormai inaccettabili, lascerà questa opportunità alle imprese che hanno deciso di seguire comportamenti virtuosi e fuori dalla melma 
del pizzo alla mafia».

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