Ieri mattina è arrivato in redazione Babbo Natale. Aveva la faccia di Leone Grotti e ha portato il presepe. Poiché nel sangue di Leone non scorrono globuli rossi ma ideogrammi, il nostro è un presepe con gli occhi a mandorla. «L’ho comprato a Pechino da un artigiano cristiano che lo vendeva di nascosto per paura delle autorità. Così, al prezzo ho aggiunto anche l’offerta. L’ho pagato un occhio della testa, non ditelo a mia moglie». Figurati se glielo diciamo, lo scriviamo e basta. Come si vede dalla foto, Leo ha portato anche un alberello in salute come la giunta cinquestelle di Roma. Non è cinese, ma di sicuro è una “cinesata”. L’abbiamo già ribattezzato “Spelacchio”.
GIUSEPPE E MARIA MIGRANTI
La prendiamo un po’ sul ridere anche per evitare di piangere pensando all’ultima moda di quest’anno in materia di rappresentazioni sacre. Giuseppe e Maria fra le onde, Gesù “migrante”, teche vuote «perché non ci avete accolto». Quante fesserie. È così bello il presepe, è così semplice il suo messaggio, è così essenziale che non si capisce perché qualcuno senta la necessità di “aggiungere” qualcosa. Come se la sua opinione su Salvini, gli immigrati, i respingimenti fosse più interessante di quel che il presepe vuole comunicare.
MARTIRI CINESI
Grazie a Babbo Natale Grotti, dunque. Il suo presepe non “aggiunge” nulla al messaggio del Natale. Semmai, il fatto che quel bambino abbia gli occhi a mandorla ci ricorda che chi lo ha fabbricato deve pagare un prezzo molto alto per professare la sua fede.
Come ci ha raccontato il cardinale Joseph Zen in un’intervista che appare sul numero di dicembre, i cattolici in Cina «sono pronti anche ad andare in prigione. La Chiesa in Cina ha così tanti martiri protettori, molti più dei santi già dichiarati. La Santa Sede ha sempre un po’ paura a dichiarare martiri nei paesi comunisti, ma il Signore sa e vede tutto. Con tutti questi protettori, il futuro non può che essere luminoso».