Amanda Knox non andrà al processo, ma nessuno si straccia le vesti per lei

Di Berlicche
02 Settembre 2013
Condannata in primo grado per omicidio e assolta in appello la ragazza ha fatto la «scelta processuale» di restare all'estero nel nuovo grado di giudizio. A proposito di rispetto delle sentenze

Mio caro Malacoda, tu che diresti di fronte a una persona sotto processo che fugge all’estero e si rifiuta di tornare in aula per il dibattimento che la riguarda? O meglio: che cosa ti aspetteresti che scrivessero i giornali italiani così attenti alle questioni di giustizia e al dovere per chiunque di sottoporsi ai suoi riti? Non pensi che si straccerebbero le vesti di fronte a un caso di evidente fuga? Di difesa “dal” processo invece che “nel” processo. Di mancato rispetto per la magistratura? Di spregio per il popolo nel nome del quale sono pronunciate le sentenze? Se poi consideri che la materia è grave, che c’è stata una condanna, un’assoluzione e poi la cancellazione dell’assoluzione e con ripetizione del processo… (un’altalena che pone qualche dubbio sul principio che le sentenze si rispettano. Non tutte, pare. Solo quella definitiva? Perché? È emessa da uomini particolarmente probi e infallibili più dei loro colleghi dei precedenti gradi di giudizio? Mah… bisognerà prima poi chiarire questa storia del rispetto e della critica, buona solo per i moralisti da un tanto al chilo. Non vorrei che – come ogni cosa sbagliata per principio – un giorno possa venire usata contro di noi).

Dunque, c’è una persona che ha deciso di non presenziare al processo che la riguarda e lo annuncia pubblicamente: dice di non voler «sfuggire» al nuovo dibattimento, «ma non torno in Italia perché non capisco». Che cosa non capisce? Non ti aspetteresti qui un’invettiva del giornalista-giustiziere che ricorda all’accusato il dovere del sottomettersi alla giustizia, il rispetto della Corte eccetera eccetera? Invece no, il cronista si è fatto in questo caso molto rispettoso (ci risiamo con il rispetto) e riferita senza commenti la versione dell’accusato, ascolta quella della vittima (dell’avvocato della famiglia), che ritiene la presenza dell’imputato “dovuta”, «per l’importanza del processo, ma anche per il rispetto (rieccolo, ndr) che si deve alla Corte e alla povera vittima della quale non si parla mai».

Sempre rispettosamente il cronista chiede conto all’avvocato dell’imputato di questa “fuga” e, rispettosamente, ne riporta l’assurda risposta: «Non sta fuggendo da alcunché». Ora, un po’ di pratica di linguaggio giornalistico ce l’abbiamo, e solitamente uno che deve essere in un’aula di tribunale italiana e si rifiuta di tornare dall’estero viene definito “fuggiasco”. Lui obietterà che è suo diritto difendersi anche così (ed è difficile dargli torto) ma chi lo ha fatto non ha certo, in questi anni, goduto del compunto rispetto della stampa. In questo caso invece, il cronista si fa portavoce anche della sua lezione di procedura penale e di garantismo: «Sono libero e presunto innocente. Ho sostenuto 86 udienze e in decine di occasioni ho presentato dichiarazioni spontanee, che altro dovrei dire o fare di più?». «L’abbiamo incontrato – ha aggiunto il suo avvocato. Non capisce come processualmente possa essere prima nero, poi bianco e ora di nuovo nero. Ha ribadito di essere innocente. La sua (quella di restare all’estero, ndr) è solo una scelta processuale».

Dimenticavo, l’accusa è omicidio, la condanna in primo grado di 26 anni, di cui 4 scontati prima della sentenza d’appello che l’ha dichiarato innocente. Niente nomi, la giustizia italiana non guarda in faccia a nessuno, non si accanisce ad personam. I giornalisti nemmeno. Mai insinuare che a volte c’entri la politica, meglio passare per fessi.

Tuo affezionatissimo zio Berlicche

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3 commenti

  1. Anna

    In questo articolo non ci ho capito un’acca! Comunque, considerando anche la cultura giudiziaria degli Stati Uniti, la Knox non sia tornata: là dopo una prima assoluzione non puoi più essere riprocessato per lo stesso delitto, e men che meno sarabbe – sempre là – ipotizzare che una corte suprema annulli una sentenza di assoluzione, dicendo: “abbiamo scherzato, il processo è da rifare perché viziato per questo e per quello!”; praticamente facendo diventare i teorici gradi di giudizion non tre, ma infiniti.
    Se è colpevole mi spiace perché vuol dire che c’è un colpevole in libertà, ma l’altra ben ci sta a noi italiani che abbiamo un sistema giudiziario così da barzelletta e degli inquirenti così incapace di produrre le prove e di sostenere una tesi accusatoria valida.

    1. TtoTM

      Scusi Anna, ma si è riletta prima di inviare il suo commento? Guardi che non si capisce un’acca di quello che dice lei.

      Per quanto riguarda la Knox….si sa, gli americani sono come i comunisti: possono delinquere senza conseguenze. Tanto loro hanno una superiorità morale!

    2. Corrado Massa

      Anna, secondo me l’articolo non solo è confuso, ma è anche un esempio di ignoranza dei fatti. Prima di tutto non solo per la legge USA ma anche per quella italiana è permesso alla Knox di restare a casa sua, quindi non sta facendo niente di illegale. Poi: ci sono due sentenze in contrasto fra loro, ergo una delle due è sbagliata, il che dimostra che in uno dei due processi c’è stato un grave errore giudiziario. E converrai che l’errore potrebbe ripetersi! Ora, supponi che Amanda sia innocente (il beneficio del dubbio glielo vuoi concedere?); perché dovrebbe tornare in Italia col rischio concreto di beccarsi una condanna ingiusta? Solo per fare il “bel gesto” e mostrarsi coraggiosa e fiduciosa in una giustizia che come abbiamo visto non merita fiducia? Se in coscienza sa di essere innocente, fa benissimo a restare a casa sua, fa benissimo per amore della giustizia, di sé stessa e dei suoi cari. Aggiungo che la sentenza di Cassazione del marzo scorso che annulla il processo di appello fa acqua da tutte le parti e non riesce assolutamente a demolire le ragioni dell’assoluzione pronunciata dal giudice Hellmann. A questo proposito ti consiglio il lucido articolo di Luca Cheli “Commentario critico alla sentenza della Cassazione sul processo Knox-Sollecito ” scritto sul sito web
      ” Ingiustizia a Perugia “; sullo stesso sito troverai altre analisi di tutto il caso, accurate e basate solo su documenti concreti. Vedrai che l’ impianto accusatorio contro Amanda e Raffaele è solo un’ insostenibile fantasticheria.

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