Almeno 20 palestinesi uccisi ai confini d’Israele nel giorno della Naqba – Rassegna stampa/3

Di Redazione
16 Maggio 2011
E' il giorno in cui i palestinesi commemorano la "catastrofe", cioè la nascita dello Stato israeliano. Centinaia di manifestanti palestinesi hanno cercato di oltrepassare le frontiere dello Stato ebraico dal Libano e dalla Siria. Sono morte almeno 20 persone negli scontri con l'esercito. A Tel Aviv un camion sbanda e uccide una persona

Violenti scontri tra profughi palestinesi e militari israeliani sono avvenuti ieri ai confini dello stato ebraico. È successo nella giornata della Naqba, ovvero della “catastrofe”, come i palestinesi definiscono l’anniversario della creazione dello Stato di Israele nel 1948 e la conseguente espulsione di 700 mila palestinesi da quella terra. Centinaia di manifestanti palestinesi hanno cercato di abbattere i fili spinati di recinzione per entrare in Israele e le forze di difesa ebraiche hanno risposto col fuoco.

La prima sparatoria è iniziata ieri mattina sul confine libanese. Sin dalle prime ore del giorno, migliaia di palestinesi si erano radunati nella cittadina di Maroun al Ras, sulla costa a ridosso della linea blu di demarcazione con Israele. (…) La situazione è rapidamente degenerata quando i manifestanti hanno iniziato a lanciare sassi contro i soldati israeliani dall’altro lato della barriera, e i militari hanno risposto aprendo il fuoco” (Repubblica, p. 14).

Il primo incidente si è verificato a Tel Aviv, dove un giovane arabo israeliano ha investito con un camion alcune automobili e un autobus provocando un morto e una ventina di feriti. L’uomo alla guida ha dichiarato di aver sbandato perché è scoppiata una gomma del camion, altri affermano di averlo sentito gridare “Allahu akbar” e loro accusano di essere un terrorista.

Al confine con il Libano sono morti almeno dieci palestinesi e si contano più di cento feriti. Secondo le forze di difesa israeliane almeno tre manifestanti sono stati uccisi dal fuoco libanese che, uniti all’esercitodi Tel Aviv, cercavano di impedire ai manifestanti di entrare nel territorio israeliano.

Dieci morti ci sono stati anche nel villaggio druso di Majdal Shams, sulle alture del Golan tra Siria e Israele, dove in una situazione analoga, alcune centinaia di manifestanti palestinesi sono riusciti a penetrare in territorio israeliano oltrepassando il filo spinato e di nuovo i soldati hanno reagito aprendo il fuoco. Anche qui il bilancio è stato pesante: i feriti sono centotrenta e nel tardo pomeriggio, i cadaveri di dieci manifestanti che avevano sconfinato, sono stati consegnati alla Croce Rossa Internazionale dalle autorità israeliane per essere trasferiti in Siria” (Repubblica, p. 14).

Incidenti e scontri sono avvenuti anche a est di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza, dove un migliaio di palestinesi hanno oltrepassato la zona di sicurezza e sono stati colpiti dai soldati. Il premier israeliano Netanyahu ha detto che l’obiettivo delle manifestazioni, così come affermato dagli stessi organizzatori, «non è di lottare per un ritorno ai confini del 1967 (antecedenti l’occupazione israeliana in Cisgiordania, ndr) ma di mettere in discussione l’esistenza stessa di Israele che essi definiscono una catastrofe che deve finire». Netanyahu ha però avvertito che «Israele è deciso a difendere i suoi confini e la sua sovranità».

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