Sul caso dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del “dissidente” kazako Mukhtar Kabulovich Ablyazov, e di sua figlia i media italiani, in testa Repubblica, da giorni conducono una campagna d’accuse contro il ministero degli Interni, in particolare Angelino Alfano, reo di averle indebitamente rimpatriate in Kazakistan.
Ma per comprendere appieno tutta la vicenda è bene una lettura non solo dei media italiani, ma anche di quelli esteri, che non sono teneri nel tratteggiare la figura di Ablyazov.
I FATTI. Il 29 maggio scorso, la polizia italiana prelevò moglie e figlia di Ablyazov nella loro abitazione romana e, dopo un fermo di pochi giorni, constatò una falsificazione nel passaporto diplomatico in possesso della donna, quindi imbarcò madre e figlia su un aereo privato diretto ad Astana, capitale del Kazakistan. Ciò che non viene detto nelle ricostruzioni della gran parte dei quotidiani italiani (ma che è reperibile sulla stampa straniere) è chi davvero sia il “dissidente” Ablyazov, obiettivo primario del blitz della Polizia a Roma. Sul suo conto, si legge sul sito dell’Interpol, pendono diverse accuse.
OLIGARCA. Mukhtar Kabulovich Ablyazov. Quello che per i media italiani (Repubblica, La Stampa, Il Fatto Quotidiano) è solo un dissidente del regime kazako, per 160 paesi nel mondo e per la stampa estera (compresa quella britannica) è soprattutto un latitante, ricercato per vari reati (appropriazione indebita, truffa, corruzione e falsa testimonianza) non solo in Kazakistan, ma anche in Russia, Ucraina e Regno Unito. Ablyazov, ex ministro dell’Energia kazako, è accusato di aver sottratto soldi dai prestiti concessi alla banca kazaka che dirigeva (la Bta, poi fallita e nazionalizzata), usandoli poi per finanziare progetti personali. Attualmente sul “dissidente” kazako pendono una dozzina le accuse.
IN FUGA DAL REGNO UNITO. Nel 2011, l’oligarca kazako, ex amico del dittatore Nursultan Nazarbayev che lo volle a capo del ministero dell’Energia nel 1998, giunse a Londra e ottenne l’asilo politico. Come riportano i giornali britannici, e come ha riportato ieri Il Giornale, un anno dopo Ablyazov fu condannato da una corte inglese a 22 mesi di prigione, per aver mentito sull’entità del suo patrimonio, e gli fu ordinato di restituire 1,63 miliardi di dollari più gli interessi, che aveva sottratto alla banca kazaka che diresse dal 2005 al 2009. Lo scorso maggio è iniziata la procedura di vendita all’asta di alcune proprietà londinesi di Ablyazov. Altri beni sarebbero al sicuro nelle Isole Vergini britanniche.