
Allatta in pubblico e viene chiamata “vagabonda”. La battaglia di Emily

Emily Slough era in giro per le strade di Rugeley, una cittadina dell’Inghilterra, per fare la spesa come tutti i giorni. Essendo casa sua troppo lontana da dove si trovava, e la sua bambina di otto mesi Matilda affamata, la giovane mamma ha deciso di allattare la piccola lì dove si trovava, sedendosi sui gradini di un ristorante chiuso. La donna non sapeva che un cittadino sdegnato di Rugeley la stava immortalando con il suo smartphone, per poi pubblicare la foto sulla pagina Facebook della città. Con una didascalia che ne sintetizzava bene tutto il ribrezzo: “Capisco che sia uscito il sole, ma non è il caso, per festeggiarlo, di tirare fuori i capezzoli in città! Vagabonda che non sei altro!”.
UNA VAGABONDA. Ma anche Emily era registrata su quella stessa pagina Facebook, pertanto entro poche ore da quell’allattamento si è accorta di essere stata fotografata e postata sulla bacheca, totalmente scioccata, sia dall’astio con il quale l’aveva apostrofata quella persona, sia dai tantissimi commenti sotto la foto, alcuni in sua difesa, altri ugualmente sdegnati. Ha detto al Birmingham Mail: “La mentalità della persona che vorrebbe mi vergognassi per aver allattato mia figlia in pubblico, mi fa veramente arrabbiare”.
FLASHMOB. Ma la neomamma non si è persa d’animo, e ha deciso di organizzare un flashmob per il sabato successivo, chiamato a raccolta su Twitter con l’hashtag #rugeleymassfeed (allattamento di massa a Rugeley). “Stavo per ignorare l’accaduto, cercando di passarci sopra, ma poi ho pensato che questo pregiudizio nei confronti dell’allattamento nella società di oggi è un messaggio che deve cercare di non passare. Per questo ho deciso di organizzare questo flashmob dell’allattamento”. Subito hanno cominciato a rispondere all’appello molte neomamme del circondario di Rugeley, intenzionate a partecipare, raccontando a loro volta delle difficoltà a volte incontrate.
CAMPAGNA ALLATTAMENTO. Ha raccontato Emily al programma del mattino “Itv Break today” che erano in tanti i commentatori che le hanno suggerito di andare ad allattare in bagno, o per lo meno di coprirsi. “Perché, in un momento in cui sto cercando di essere una brava mamma per mio figlio dovrei vergognarmi e andarmi a chiudere in un bagno pubblico?”. Dopo il successo della manifestazione, Emily ha fondato una pagina-campagna per tenere viva la questione chiamata “Free to feed”, libera di allattare, che ha già quasi tremila seguaci: “È perfettamente normale allattare il tuo bambino. Le persone che confondono questa funzione con altre funzioni corporali, stanno decisamente sbagliando, ma anche a livello cognitivo. Le neomamme devono capire che sono libere di allattare il loro bambino in pubblico, senza che nessuno le faccia sentire in imbarazzo”.
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Io mi ricordo…….
Negli anni 80-85 vivevo in UK, nel northwest, a Chester.
Mia moglie ebbe la prima gravidanza lì, e frequentando i servizi sanitari (per altro assai ben organizzati)e dissero che l’allattamento al seno è assai superiore rispetto al bottle-feeding (il latte sintetico) perché il latte materno potenzia la difesa immunitaria del neonato.
Le donne tendevano ad usare il latte sintetico per non rovinare il seno (almeno così credevano), essendo il seno uno strumento sessuale nella loro ottica (uno dei nomignoli affibbiati al seno femminile è: fun-bags).
Mi ricordo che al battesimo alla chiesa francescana di Chester, uno dei frati subito dopo la cerimonia battesimale, quando la bambina si mise a piangere, disse a mia moglie: signora, se deve allattare la bambina lo faccia pure dove vuole senza problemi (eravamo all’interno della chiesa) e se preferisce le diamo una stanza dove potrà allattare in piena privacy.
Disse queste parole, più o meno.
Quel frate mostrò di avere molta più apertura mentale di tanti signorini moderni laicissimi, come quelli che censurano su Facebook le foto di donne in allattamento.
E’ perché una donna che allatta il suo bambino disturba la cattiva coscienza dei laicissimi signorini moderni, che sono aperti solo con le chiacchiere, e di fatto sono molto più chiusi della media dei cattolici, assai meno ipocriti e più naturali dei laicissimi signorini.